martedì 28 giugno 2011

Consigli per l'estate : La linea d'ombra


LA LINEA D'OMBRA di Joseph Conrad pag. 125
Editore Rusconi (collana i grandi classici)

 Un giovane marinaio inglese, dopo 18 lunghi mesi pieni di avventure ed esperienze decide di mollare tutto, ma dopo qualche tempo di ozio viene richiamato dal capitano Ellis, che gli fa un'offerta che non  può rifiutare , diventare comandante di una nave. Ma dal giorno in cui si presenta alla nave  per  questa nuova esperienza non ha che guai. Non riesce a salpare per la bonaccia , l'equipaggio viene colpito da una misteriosa febbre tropicale, le scorte di chinino per far fronte alle febbri risultano essere state sostituite da qualcuno con una polvere del tutto inoffensiva. Sul piroscafo inoltre  aleggia la figura misteriosa e ambigua  dell'ex comandante , morto in circostanze mai chiarite, il quale sembra aver lasciato  su tutto e su tutti  la scia di una vera e propria maledizione. 
I mari tropicali e i luoghi esotici dell'Estremo Oriente, che costituiscono la fitta trama del paesaggio del romanzo, sono veramente per Conrad un luogo dell'anima,il giovane protagonista de "La linea d'ombra", che ad un passo dalla rinuncia, è rimesso in gioco dal destino affronta, all'estremo delle sue forze, il compito decisivo della sua vita: diventare uomo, simbolicamente, superare la linea d'ombra, che segna come una maledizione il destino della sua nave e la propria vita. La linea d'ombra è la paura di non farcela, di non sentirsi all'altezza del compito, che la vita ti impone quando il tempo dei giochi e delle schermaglie giovanili volge al termine, è la paura di sbagliare e della sorte avversa sempre in agguato. Ma è proprio in questi frangenti, nella tempesta che si scatena nel profondo dell'animo, che si rivela la forza di un uomo, il suo coraggio, la tenacia, uniche qualità in grado di condurlo al di là della linea d'ombra, nella nuova vita che l'attende, quella della maturità finalmente conquistata. Conrad scrisse questo breve romanzo in soli tre mesi dedicandolo a suo figlio, combattente in trincea durante la prima guerra mondiale, partendo da un’esperienza autobiografica. Il racconto appare un tipico romanzo di avventura in cui domina la suspense  nel più classico stile avventuroso marinaresco tipico della narrativa anglosassone. In realtà si tratta di un vero e proprio romanzo di iniziazione, scritto in modo magistrale, che vede, nel finale la conclusione delle peripezie dei diversi personaggi, e la crescita del protagonista,  che esce dolorosamente ma solidamente dalla giovinezza per entrare con determinazione nell’età adulta. 
Se volete lo potete scaricare in formato pdf  dal seguente indirizzo:

lunedì 27 giugno 2011

Jasenovac: la Auschwitz del Vaticano

Il 10 Aprile 1941 la Germania di Hitler invase in Regno di Jugoslavia, e creò lo stato-fantoccio chiamato Repubblica Indipendente di Croazia, con a capo il dittatore Ante Pavelic. Per quanto non abbia partecipato militarmente all’invasione del 10 Aprile 1941, l’Italia aveva provveduto all’addestramento militare degli Ustasha, i violenti corpi armati croati . In cambio della sua collaborazione, l’Italia ebbe l’Istria e la Dalmazia, parte della Slovenia e parte della Bosnia , che rimasero sotto il suo controllo fino al 1943.
Uno dei primi a dare il benvenuto al nuovo capo della repubblica croata fu l’arcivescovo di Zagabria, Mons. Alojsius Stepinac, che si recò personalmente a stringergli la mano. Stepinac nel suo ruolo di arcivescovo e capo della Chiesa croata, incitava ufficialmente i cattolici a implementare un programma – quello degli Ustasha – che era stato molto chiaro fin dall’inizio: sterminare i non-cattolici (cristiano-ortodossi, ebrei e Rom) presenti nella zona .
Il pio cattolico Dr. Mile Budak, Ministro dell’Educazione e della Cultura, ha detto il 22 luglio 1941: "La base del movimento Ustasha è la religione. Per le minoranze come i serbi, gli ebrei e gli zingari abbiamo tre milioni di pallottole. Uccideremo una parte dei serbi. altri li deporteremo, e obbligheremo il resto ad accettare la religione cattolica. La nuova Croazia sarà liberata da tutti i serbi al suo interno, e arriverà entro 10 anni ad essere cattolica al 100%."
Solo con un estremo fanatismo religioso si può comprendere la brutalità selvaggia, unita alla gioia assassina che spesso si legge sui volti di questi religiosi carnefici. 
Tra il 1943 e il 1945 "Vescovi e preti sedevano nel parlamento ustasha. Religiosi fungevano da ufficiali della guardia del corpo di Pavelic. I cappellani giuravano ubbidienza dinanzi a due candele, un crocifisso, un pugnale ed una pistola. I Gesuiti, ma più ancora i Francescani, comandavano bande armate ed organizzavano massacri all'urlo di : "Abbasso i Serbi!" essi dichiaravano giunta "l’ora del revolver e del fucile"; affermavano "non essere più peccato uccidere un bambino di sette anni, se questo infrange la legge degli ustasha". "Ammazzare tutti i Serbi nel tempo più breve possibile": questo fu indicato più volte come "il nostro programma" dal francescano Simic, un vicario militare degli Ustasha. Francescani erano anche i boia dei campi di concentramento. Essi speravano, nella "Croazia Indipendente", in quello "Stato cristiano e cattolico", la "Croazia di Dio e di Maria", "Regno di Cristo", come vagheggiava la stampa cattolica del paese, che encomiava anche Adolf Hitler definendolo "crociato di Dio".
Fra i francescani che si distinsero per lo zelo genocida merita un capitolo a parte Fra’ Miroslav Filipovic, soprannominato "Fratello Satana", il francescano che per un certo periodo fu direttore del campo di concentramento di Jasenovac, prima di passare a dirigere quello di Stara Gradiska. Ignorato sistematicamente dagli storici, Jasenovac fu il terzo campo di concentramento per dimensioni, dopo Auschwitz e Buchenwald, di tutta la seconda guerra mondiale (in realtà si trattava di un complesso di 5 campi diversi, tutti collegati fra loro). E’ qui che avvenne la maggior parte dei massacri operati dagli Ustasha contro le etnie non croate e non-cattoliche dello Stato Indipendente di Croazia, qui Filipovic conduceva personalmente molte delle mattanze compiute quotidianamente fra i prigionieri. A quanto raccontato dai superstiti, amava in particolar modo sgozzare i bambini, con lo speciale coltello ideato personalmente da Ante Pavelic, il capo della Repubblica Ustasha croata.
Fra i suoi molteplici crimini vi sono i massacri dei villaggi di Drakulici, Sargovac e Motika, vicino a Banja Luka. Qui arrivò il 7 febbraio 1942, con l’intenzione di uccidere i serbi che vi abitavano. Padre Filipovic uccise la prima vittima, il bambino Duro Glamocanin, gridando: "Ustasha, questo avviene nel nome di Dio. Io battezzo questi bambini e voi seguitemi. Io per primo prendo su di me l’intero peccato, e poi vi comfesserò in modo che siate perdonati per i vostri peccati". Poi incitò gli Ustasha criminali, che uccisero circa 1.500 uomini donne e bambini, con asce e bastoni. Dopo essersi dimostrato una tale bestia umana gli Ustasha capirono di poterne fare buon uso, lo promossero e lo nominarono comandante dell’infame campo di Jasenovac. Là portava a termine quotidianamente gli omicidi con le sue mani , spesso di donne e bambini, che uccideva con colpi di martello di legno alla testa. Terrorizzava i prigionieri del campo e li uccideva senza pietà, come è stato raccontato nelle testimonianze dei superstiti. Quando la Croazia fu liberata dai partigiani jugoslavi Filipovic fu arrestato, e fu poi processato dalla nuova Repubblica Federale Jugoslava. Nella sua deposizione di fronte alla Commissione Nazionale Croata sui crimini di guerra, Filipovic dichiarò:
"Sono stato amministratore del campo di Jasenovac dal giugno 1942 all’ottobre 1942. Riconosco di aver personalmente ucciso, durante le pubbliche esecuzioni, circa 100 prigionieri nei campi di Jasenovac e Stara Gradiska. Riconosco anche che durante la mia amministrazione del campo vi furono esecuzioni di massa, alle quali non ho partecipato, anche se ero a conoscenza delle esecuzioni. Anzi, mi correggo, ero presente alle esecuzioni di massa, ma non ho partecipato [...] A Gradina le esecuzioni avvenivano con un martello di legno. Erano fatte in modo che la vittima dovesse prima calarsi in una buca che era già stata scavata [di solito dalla vittima stessa, per poi ricevere un colpo di martello dietro la testa. Le uccisioni avvenivano anche con pistola o con il taglio della gola. Durante la liquidazione delle donne e delle ragazze a Gradina, so che venivano violentate le più giovani [...] Io non ho mai violentato nessuno. Durante la mia amministrazione, secondo i miei calcoli, furono liquidati a Jasenovac fra 20 e 30.000 prigionieri [...] Alla fine di ottobre del 1942 mi trasferii a Stara Gradiska, dove rimasi fino al marzo del ‘43. In quel periodo vi furono anche liquidazioni di massa, di solito eseguite fuori dal campo [...] Nell’aprile del 1945 sono tornato a Jasenovac, dove sono rimasto fino alla fine. So che in quel periodo i cadaveri dei prigionieri di Gradina venivano riesumati e bruciati per cancellare le tracce di quello che era successo. Io non ho partecipato alla liquidazione di questi ultimi prigionieri, ma solo alla loro riesumazione."
In realtà – commenta la Commissione nel documento – diverse testimonianze confermano che le uccisioni operate da Filipovic furono in numero molto, molto maggiore di quello dichiarato. Secondo alcune testimonianze, in una sola notte Filipovic avrebbe sgozzato personalmente oltre 100 bambini. Sempre nel ‘42 il responsabile di Jasenovac, che riferiva direttamente a Pavelic, ha dichiarato:
"In un anno, soltanto qui a Jasenovac, abbiamo ammazzato più gente di quanta ne sia riuscita ad ammazzare l’impero ottomano in tutta la permanenza dei turchi in Europa."
Filipovic fu condannato a morte, insieme a molti altri Ustasha responsabili della gestione di Jasenovac e degli altri campi di concentramento.Vi invito a vedere il video in calce all'articolo, in cui si può avere solo una minima immagine degli orrori compiuti a Jasenovac.



venerdì 24 giugno 2011

Consigli per l'estate : La valle dell'orco


LA VALLE DELL'ORCO di Umberto Matino - pagine 340 - euro 12,90 - Foschi Editori

Contrada Brunelli è una contrada ‘roversa’, sperduta sui primi contrafforti della montagna vicentina, con strade impervie, senza negozi, senza radio nè televisioni. Aldo, medico stanco della sua vita così come l’ha vissuta fino a ora, decide di emarginarsi e di andare a vivere in quel luogo inospitale, in compagnia di monti, boschi, caprioli e di una manciata di vecchi scorbutici ma simpatici. Qualche mese più tardi, Carlo, il suo migliore amico, riceve la triste notizia che Aldo si è impiccato. Affranto dal lutto inaspettato, giunge a Contrà Brunelli per capire quale possa essere il motivo che ha spinto una persona tanto cara a un gesto così estremo. Tuttavia qui verrà coinvolto , prima dagli abitanti del luogo, poi dal sospetto che in quella contrada si siano svolti una serie di orribili delitti. Quando ritroverà il diario dell’amico, con l’aiuto di un prete novantenne capirà che tra quei boschi e quei monti giace sepolta una secolare scia di misteri.
Il romanzo la Valle dell'orco di Umberto Matino è un interessante affresco di un Veneto che non esiste più, sepolto dai fumi delle industrie e dalla cementificazione selvaggia, un Veneto che ha scordato la propria storia e le proprie radici per inseguire le chimere di uno sviluppo e di un benessere che non porta felicità . L'opera infatti si dispiega tra l'avvincente trama di un giallo che coinvolge il lettore nelle indagini per la scoperta del colpevole di una serie di delitti e la trama di un romanzo storico in cui si svelano dalle antiche pieghe delle valli dell'alto vicentino, dai nomi delle contrade e delle località , origini e vicende inaspettate. Sì perchè il racconto è ambientato quasi esclusivamente nei dintorni di Schio, nella Val Leogra e nella val Posina . Chi abbia un po' di familiarità con quei luoghi può riconoscervi il nome dei monti , dei paesi, il carattere duro e nello stesso tempo ospitale di quella gente e perfino le “osterie”, i  bar , i locali. «Volevo pubblicare», racconta Umberto Matino, qualcosa sull'origine cimbra della Val Leogra, descritta in molti testi di storia locale ma cancellata dalla memoria delle comunità che vi risiedono nell'arco di una generazione. Non volendo scrivere un saggio storico, ho preferito utilizzare il giallo come strumento narrativo per un pubblico più vasto». E sembra aver visto giusto., perchè storia e narrazione si fondono in un'opera che rimane sempre piacevole e avvincente.  Alcuni personaggi, in particolare , si staccano dalla pagina per imprimersi indelebilmente nella memoria: è così per Piero Ongaro, poeta-contadino, declamatore di versi e amante di Lucrezio; e ancora l'umile e sfortunato Bortolo Sterchele; Don Barba, al secolo Giovanni Barbarena, l'arguto parroco ultranovantenne, sensibile al vino ed ai piaceri della buona tavola; Romilda Brunelli, figura di arcigna matriarca che ospita nel tepore della sua cucina, le domeniche pomeriggio d'inverno, la vita sociale di quel minuto gruppuscolo di valligiani. È qui, di fronte al focolare, con un bicchiere di vino tra le mani, che Aldo ascolta storie curiose, apprende di riti e tradizioni dimenticate, di creature mostruose da leggenda popolare come gli orchi e le anguane, di misteriose e inquietanti filastrocche cimbre e di molte morti strane per essere considerate del tutto accidentali. La parte centrale del romanzo, quella in cui Carlo leggendo il diario ritrovato di Aldo ne ripercorre a ritroso la vicenda, sembra essere nel complesso, quella più interessante e riuscita. Nelle pagine del diario di Aldo sembra davvero di respirare la fresca brezza di montagna , di udire il rumore del bosco, di conversare in dialetto con i pochi abitanti di quelle contrade . Nonostante tutto la lettura risulta sempre coinvolgente , soprattutto in quanto ci porta a sfiorare  i sentieri arcaici e inquietanti  della storia e del soprannaturale . A distanza di quattro anni dalla prima pubblicazione e dopo tre ristampe , le copie vendute hanno superato le 10 mila. Chi lo ha letto lo ha consigliato a parenti ed amici, che a loro volta lo hanno consigliato ad altri lettori e così via. Potenza del passaparola. Permettete che anche io mi aggreghi a questa catena, consigliandolo a tutti voi consapevole dare un ottimo suggerimento per una piacevole lettura estiva.
Mauro Peruzzo

giovedì 16 giugno 2011

COMPITI PER LE VACANZE

Eccomi qui per l'ultima volta nel corso di questo anno scolastico,  giusto in tempo per darvi un po' di consigli per le vacanze. Le vacanze, si sa, sono un momento di relax, in cui si pensa e si fa altro rispetto a quello che si è soliti fare per il resto dell'anno, tuttavia non possono e non devono essere in nessun modo un periodo in cui non si fa proprio nulla. Cosa dovrei fare durante il mio tempo libero ? Mi chiederete, beh, se mi permettete vi do qualche consiglio. Lo so che i consigli sono fatti per non essere ascoltati, ma ogni tanto si potrebbe pure fare un'eccezione a questa regola. Scrivete. Scrivere è sempre un ottimo esercizio per fissare le idee e i pensieri della giornata. Scrivete quello che vi passa in mente per dare un po' d'ordine alle idee che vi frullano per la testa e per fissare sulla carta pensieri ed emozioni. Giocate a carte, a scacchi o fate cruciverba serve a tenere in esercizio la vostra capacità logica e non farla arrugginire e a imparare cose e parole nuove. Leggete dei bei libri, divertenti, avventurosi, gialli, di fantasia, non perchè vi costringe il professore, ma per il gusto di farlo, perchè la lettura è il miglior modo che si può avere per riempire il proprio tempo e per imparare dalle esperienze, reali o fantastiche che siano, che gli altri ci raccontano. Se non avete ancora visitato un museo o una mostra d'arte, è l'occasione giusta per farlo. A Venezia si è aperta in giugno la Biennale d'arte potrete vedere quadri realistici o astratti , entrare nel mondo delle arti visive e confrontarvi con la contemporaneità entrando dalla porta principale. Se vi piace la musica, beh, non avete che l'imbarazzo della scelta. A Piazzola sul Brenta per tutto il mese di luglio ci sono concerti e cantanti per tutti i gusti e di tutti i generi, fatevi accompagnare da qualche fratello maggiore che ha già la patente o dai genitori, magari, forse, scoprirete che anche loro sono fans di cantanti che piacciono pure a voi . Se poi volete passare qualche sera al cinema Opera Estate, a Bassano e a Rossano , propone un cartellone molto nutrito, ogni sera c'è la possibilità di andare al  cinema all'aperto per gustarsi un film d'avventura, di fantascienza, o una commedia d'amore, a seconda dei vostri gusti e delle vostre inclinazioni  personali . Per chi poi sia  particolarmente raffinato ci sono anche spettacoli teatrali . Tra parentesi so per certo che ci sarà anche l'ultimo spettacolo di Marco Paolini (quello dell'opera Vajont che abbiamo visto in dvd con la I AS).Insomma, per concludere, non restate senza far nulla, impiegate il vostro tempo per conoscere e confrontarvi con idee , progetti e situazioni sempre nuove da soli o con i vostri amici, le vacanze sono belle solo quando sono attive e ricche di esperienze. Per evitare che il cervello vi si ammuffisca vi traccio un breve percorso che vi permetterà di tenervi un po' in esercizio nelle singole discipline. Lo so che non è facile farsi piacere i compiti delle vacanze. Però possono sempre essere un momento di incontro con i compagni di classe. Ci si può trovare a casa di qualcuno o in una biblioteca . Se possono dare un consiglio , fate i compiti nel primo pomeriggio, nell'ora più calda (verso le 14), così avrete la mattina libera e, appena finito i compiti, potete andare a giocare con i vostri amici. Bene, entriamo ora nel vivo della questione. Per quanto riguarda i compiti di italiano leggete almeno due tra i seguenti testi 
  • Il cacciatore di aquiloni di Khaled Hosseini 
  • La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano 
  • L'eleganza del riccio di Muriel Barbery 
  • Io non ho paura di Niccolò. Ammaniti 
  • Il professionista di John Grisham 
A queste due letture aggiungetene una a vostra scelta, nel caso non sappiate cosa scegliere, potete farvi consigliare oppure prendere come lettura a scelta una di quelle presenti nel sondaggio del blog. Al termine di ogni lettura fate una recensione ( la lezione su come va fatta una recensione è ancora presente sul blog) e lasciatela entro e non oltre il giorno mercoledì 31 agosto nello spazio condiviso di Zoho. Il file dovrà avere il nome “recensioni” e dovrà contenere tutte e tre le recensioni fatte sui testi da voi letti. Sforzatevi di scrivere cose vostre evitando, per quanto possibile, di fare copia incolla o di scopiazzare qualche prefazione. Pensare con la propria testa consente di ordinare i propri pensieri e le proprie considerazioni e abitua a ragionare da soli e, converrete con me, che pensare da soli  costa un po' di fatica ma , dà sempre più soddisfazione che ripetere cose già dette da altri . Chi poi abbia la fortuna di fare esperienze particolari che vuole condividere , o manifestare ad altri la soddisfazione di aver visto un bel film, una mostra interessante , un luogo nuovo , può,naturalmente, sempre scrivere all'indirizzo mail mplibramente@gmail.com , contributi al blog saranno in qualsiasi momento graditi. 
Per quanto riguarda storia si consiglio la lettura di un testo divulgativo molto piacevole e interessante come  Una giornata nell'antica Roma. Vita quotidiana, segreti e curiosità di Alberto Angela edizioni Mondadori . Infine per quel che riguarda latino le versioni da fare per casa sono scaricabili all'indirizzo http://www.mediafire.com/?15fplv0dlwhi8a1 lasciate anche queste su Zoho , entro e non oltre il 31 agosto, in un file con il titolo: versioni di latino. Le versioni sono state scelte tenendo conto del tasso di difficoltà che è medio basso. Cercate di farle da soli, senza aiuti né da parte di fratelli maggiori, né da parte dei genitori. Nel caso ci sia la presenza in una di queste di qualche passo particolarmente complicato potete sempre contattarmi all'indirizzo del blog. A questo punto credo di aver detto tutto quel che dovevo, non mi resta che salutarvi e augurarvi. 
Buona estate
Mauro Peruzzo

lunedì 13 giugno 2011

Recensione: I milanesi ammazzano il sabato...

"...Brigadiere,per pietà,me la trovi lei.se no,io non so che cosa faccio."
Sono queste le disperate parole di Amanzio Berzaghi,ex camionista,padre di Donatella,una bellissima donna di ventotto anni,dai lunghi capelli biondi e dai perfetti lineamenti,che la fanno sembrare una svedese.
Un'unica cosa la rende diversa dalle sue coetanee:una grave minoranza minorazione mentale. Ed è a causa di questo che il padre la tiene segregata in casa tutto il giorno,tra bambole e giochi perchè Donatella ha un debole per gli uomini;quando ne vede uno comincia a sorridergli e a salutarlo comportandosi come una bambina piccola. Purtroppo un giorno Donatella scompare e nessuno riesce a trovarla,fino a che le indagini vengono affidate a Duca Lamberti che colpito dal profondo affetto che lega Amanzio Berzaghi a sua figlia,fa di tutto per trovarla,imbattendosi nell'assoluto squallore delle case d'appuntamento e nei quartieri frequentati da prostitute e sfruttatori. Con la semplice scrittura e la narrazione fluida che tratta temi attuali,Scerbanenco è riuscito a suscitare il mio interesse,tenendomi dall'inizio alla fine del racconto in sospeso per la curiosità di conoscere l'identità degli assassini di Donatella. "Fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio".Malgrado il povero Amanzio Berzaghi rimasto vedovo,con la figlia minorata mentale da gestire e da proteggere da tutti i pericoli del mondo ai quali non riusciva  a far fronte da sola,commette un grande errore:quello di confidarsi,nei momenti di sconforto,con la persona sbagliata. Questo libro ci insegna che per quanto cerchiamo di tener sotto controllo la situazione purtroppo gli avvenimenti seguono altre strade.
Alessandra Gheno

giovedì 9 giugno 2011

Recensione: Nord Est di Massimo Carlotto e Marco Videtta


Un Veneto diverso, quello disegnatoci da Massimo Carlotto e Marco Videtta in Nordest,il primo, nato nel '56, autore teatrale e sceneggiatore, collabora con quotidiani, riviste e musicisti, e il secondo,sceneggiatore di programmi e fiction televisive, è autore e regista radiofonico. Un Veneto dominato dalle grandi famiglie industriali, nelle quali i figli devono trovarsi all’altezza e prendere le redini ereditate dai genitori. Ed è proprio il figlio della seconda famiglia più ricca del paese, l’avvocato Francesco Visentin, il protagonista della vicenda, e la voce narrante. Il ragazzo, prossimo al matrimonio, si trova coinvolto in una tragedia, nella quale la sua futura sposa viene uccisa. Francesco, determinato a scoprire l’assassino, si affida solo in parte agli investigatori che si occupano del caso, cercando di scoprire personalmente l’accaduto.Quale movente, quali paure, quale trama si nasconde dietro l’assassinio?E chi gli ha rubato il futuro, per sempre? Dall'inchiesta emergeranno nuovi segreti, lati oscuri anche per Francesco, che credeva di conoscere a fondo la sua fidanzata. Un racconto noir che non si concentra solo sull’omicidio, ma che affronta tematiche differenti, che racconta d’illegalità sfruttata per arricchirsi, di un’economia che usa e uccide l’ambiente, e che non prende provvedimenti per salvaguardarlo. Un racconto che parla di aziende che scappano in Cina o in Romania, per sfuggire dalle leggi che tutelano l’ambiente. Anche per questo , secondo me, Nord Est merita di essere letto, perchè offre molti spunti di riflessione su tematiche sociali attuali. L’ascesa e la discesa delle grandi famiglie della borghesia veneta, promesse, delusioni, scoperte, indizi, truffe e ipocrisie. Uno stile chiaro, diretto, tagliente, che ti sbatte in faccia la realtà quello di Carlotto e Videtta. «Sembrava che nessuno fosse più in grado di dominare il futuro. Era stato un mercoledì come tanti. Trascorsa la ventiquattresima ora, la nebbia, spessa e lattiginosa, dominava ovunque. Il cuore del Nordest pulsava più lento approfittando della tregua della notte.»La nebbia non era solo nell’aria, probabilmente…
Marta Lago

domenica 5 giugno 2011

Racconto: una lacrima scende dal suo viso

Luca piangeva,fiumi di lacrime scorrevano sul suo dolce viso,inzuppando un vecchio cuscino sul quale non ammetterà mai d'aver pianto.​ Il padre gli aveva insegnato a comportarsi da uomo,ad affrontare gli ostacoli della vita a testa alta prendendo a calci le delusioni o i dispiaceri,​a difendersi dai prepotenti ​con la forza se necessario​. Il ragazzo era un adolescente,come tutti prima o poi,aveva ricevuto la prima delusione d'amore,Arianna l'aveva lasciato per andare a vivere a Dublino dal padre. Una moltitudine di sensazioni si abbattevano sul suo corpo,reso fragile dall'amaro del dolore,il sapore del sale non era mai stato così sgradevole come allora. Osservava il suo volto riflesso nello specchio del bagno,inevitabil​e fu il crollo.Una lacrima,​una fra tante​,si fece spazio sulla pelle liscia delle sue gote,così insignificante nasconde​va un oceano di sfumature. Incolore rifletteva l'azzurro cielo delle mattonelle, sembrava cercare una direzione, più che altro sembrava cercare una ragione alla sua nascita. Conteneva un sentimento profondo,qualcosa di assolutamente sincero. Traspariva la nostalgia,quella voglia incontenibile,quell'istinto irrefrenabile di rincorrere un sogno​ lentamente svanito nella confusione del tempo trascorso velocemente,il rimpianto di non esser riuscito a prendere al volo quell'opportunità offerta da una mano oramai troppo distante per esser afferrata. Rifletteva il dolore lancinante di un cuore addolorato. Rappresentava la voglia incontrollata di evadere dalla realtà circostante abbandonando ogni tipo di noiosa routine, sbarcando in un mondo parallelo lontano anni luce da tutto e tutti. Rappresentava la paura di uscire allo scoperto e affrontare la vita a testa alta percependo la distanza del passato divenuto lontano,il vuoto lasciato da due cuori che battevano all'unisono. Rappresentava tutto ciò che di più astratto esiste,la concretezza veniva accantonata, l'incapacità di ragionare razionalmente prendeva il sopravvento rendendo fragile l'uomo più forte,la rabbia prendeva le sembianze del mare in burrasca che impetuoso scagliava le sue onde con forza sugli scogli. La lacrima perdeva forza scendendo lungo il mento spigoloso di Luca. Un rallentamento che segnava uno stato di rassegnazione, rassegnazione alla consapevolezza di non disporre di una macchina del tempo che riportasse tutto a com'era esattamente qualche mese fa... La goccia cadeva sul marmo freddo del lavandino gettando tutte le speranze del ragazzo nel bidone della spazzatura, segnando  la fine di un'agonia durata troppo a lungo. Levava il bagnato dal viso,levava l'insicurezza dal suo spirito ora Luca era pronto per alzarsi e reagire. 
Eleonora Marostica

venerdì 3 giugno 2011

Recensione: Se sei così ti dico sì di Eugenio Cappuccio

regia: Eugenio Cappuccio
cast: Emilio Solfrizzi, Belen Rodriguez, Iaia Forte, Fabrizio Buompastore,
durata: 100'
sceneggiatura: Eugenio Cappuccio, Claudio Piersanti

Negli anni 80, gli anni dell'edonismo reganiano e del successo a portata di tutti, anche Piero Cicala, cantante melodico proveniente dalla provincia pugliese ha avuto il suo momento di successo con una canzonetta dal titolo emblematico “Io tu e il mare”, poi i riflettori si sono spenti e per lui è iniziato un lungo periodo di oblio . L’inquadratura di spalle di Piero Cicala che attende immobile e silenzioso di riportare alla luce nel breve lasso di tempo di una canzone una parte della sua vita morta e sepolta ormai da una buona ventina d’anni è uno dei momenti più intensi di “Se sei così ti dico sì”, la nuova fatica cinematografica di Eugenio Cappuccio, che  si snoda fra la Puglia, Roma e gli Stati Uniti e che gode di un Emilio Solfrizzi abilissimo nel  disegnare la parabola umana e artistica di un cantante che è dovuto scendere dolorosamente ma  con matura consapevolezza a patti con una realtà che non lo accetta più come uomo di spettacolo.
Piero Cicala vive e lavora come cuoco nel ristorante dell’ex moglie in provincia di Brindisi, quando dopo 30 anni da quel momento magico, arriva anche per lui l'occasione del riscatto . Un amico del suo vecchio agente gli propone di esibirsi con il suo vecchio successo nel programma televisivo condotto da Carlo Conti “I Migliori Anni”. Tornare a esibirsi sulle mai dimenticate  note di “Io, te e il mare” può essere una grande opportunità , perché la popolarità ha voltato le spalle a Cicala non per chissà quali demeriti ma semplicemente perché la proposta di un brano: “Amami di più”, dal tono e dai contenuti più seri e profondi, non si confaceva all’immagine ’balneare’ che il pubblico si era fatta di lui.
Partito alla volta della città eterna Piero si imbatterà in Talita Cortès , una diva glamour della moda e del gossip, ed il loro avventuroso incontro produrrà uno scoppiettante susseguirsi di eventi comici e grotteschi.
Sigillata dal marchio di qualità dei fratelli Avati in sede di produzione e di soggetto  “Se sei così ti dico sì” è una commedia dal retrogusto parecchio amaro, che invita a una riflessione decisa sul potere spesso castrante del pubblico nei confronti di quell’artista che avverta il bisogno di allontanarsi dai suoi schemi abituali. Il film si gioca le sue carte mettendo a confronto la maschera dolente di Cicala con il volto plastificato ed alla moda di Talita. Partendo da posizioni antitetiche, il disarmo fisico e l'oblio di lui, la bellezza da copertina e la visibilità di lei. Ed è proprio qui, nel dualismo rimosso di Pietro e Talita, che si trovano i pregi ed i difetti dell'opera che a volte indulge ad un eccessivo manicheismo. Anche la rappresentazione dell'ambiente, che vive del  contrasto tra la notte della grande metropoli ed il sole e il mare splendente della provincia pugliese , concorre a semplificare una storia che invece potrebbe  vivere di chiaroscuri.