mercoledì 28 settembre 2011

Recensione: Per sempre di Susanna Tamaro

“Se il mio libro ha fatto piangere significa che ha provocato un'emozione forte al lettore. Far piangere, per un libro è una bellissima emozione". Lo ha affermato Susanna Tamaro, scrittrice che al Salone Internazionale del Libro ha presentato il suo ultimo romanzo Per sempre. Infatti si piange molto leggendo questo  romanzo . Si piange perché è una storia struggente una storia d’amore e di dolore, di vita e morte, che scorre come un  racconto  d’appendice con molti colpi di scena, molte tragedie . Chi scrive e parla in prima persona è Matteo, un ex cardiologo che vive sulla montagna come un Robinson Crusoe, solitario e selvaggio, coltiva la terra con le sue mani, piantando zucchine, togliendo le erbacce che invadono le rovine del suo casale. Vive murato in una cattedrale di granito, senza porte né finestre, prigioniero del gelo, sordo, e oscuro vuoto che gli si è calcificato intorno dopo una disgrazia . Nora , sua moglie, è morta in un incidente stradale assieme a suo figlio ma Matteo non sa ancora capire se si è trattato  davvero di un incidente o invece piuttosto di un suicidio. Via via che si dischiude l’introspezione di Matteo cresce lo sgomento per l’assenza di Nora, amata, rincorsa, corteggiata e perduta. Matteo finisce così nel baratro dell’alcool, perde il lavoro, si nega alla rigenerazione possibile, rifugge dalla vita e dall’amore, maltratta e ferisce un angelo romeno che vorrebbe redimerlo. Lunga è la via per ritrovare se stesso: deve prima crollare l’ultima impalcatura che l’opprime, il vecchio padre cieco che muore su una panchina di Ancona, lasciando al figlio una lettera memorabile. 
La morte è  un argomento centrale del libro . Mettere la morte come cardine della nostra vita ci aiuta a parlare del mistero della vita stessa. Il senso di precarietà deve nutrire le nostre giornate: permette di evitare i dolori inutili e sciocchi che infliggiamo agli altri. Insomma la ricetta per sconfiggere il senso di morte che ci assale è una sola: l'amore. Seguendo le vicende del protagonista, si finisce per ripercorrere anche la propria vita a meditare sulle proprie vicende e sul proprio modo di vedere il mondo. È un libro meditativo ma insieme concreto. La storia di un amore impossibile. Alla fine Matteo scoprirà  finalmente il suo destino. “È necessario perdersi per ritrovarsi”.

giovedì 15 settembre 2011

Recensioni per le vacanze: la solitudine dei numeri primi

La solitudine dei numeri primi, è la storia di due ragazzi, Alice e Mattia, segnati irrimediabilmente da un trauma: lei da una caduta sugli sci che l'ha resa zoppa, lui da una sorta di colpevolezza per la  morte della sorella. L'autore, inizialmente racconta le vicende dei due personaggi separatamente in capitoli dedicati prima a uno poi all'altra per poi arrivare alla conoscenza tra i due giovani e dunque le vicende vissute dai personaggi saranno intrecciate nei singoli capitoli.
Alice è una ragazza timida e triste che si sente inferiore rispetto alle compagne, odia il proprio corpo e odia il cibo, infatti dopo e durante l'adolescenza si ridurrà all'anoressia.
Mattia invece, segnato dalla morte della gemella , non riesce a trovare pace ed è masochista, introverso, trova inutile tutto ciò che è irrazionale ,o cioè che non è spiegabile in modo “scientifico”, è un piccolo genio della matematica e il suo unico rifugio è lo studio.
Le vicende sono raccontate per mezzo di molti artifici narrativi come le analessi o gli epiloghi narrativi. I due personaggi si incontreranno al liceo e in seguito ad una festa organizzata dall'amica\nemica di Alice, Viola Bai. Da questo breve incontro scaturirà un'amicizia, un'amicizia strana, presente ma invisibile. I due ragazzi infatti continueranno ad essere attratti l'uno dall'altra per anni ,ma non riusciranno mai ad instaurare un rapporto che superi l'amicizia soprattutto a causa dell'insicurezza di Mattia il quale, spaventato dall'irrazionalità non parlerà mai molto di sé e dei suoi sentimenti all'amica e sarà succube dei sogni di Alice. Questa amicizia si spezzerà apparentemente quando Mattia partirà per l'Inghilterra per lavoro e quando, in seguito, Alice si sposerà con Fabio (un dottore che aveva conosciuto precedentemente). Ma dopo alcuni anni Alice si renderà conto dell'errore commesso “lasciando scappare” Mattia in Inghilterra e deciderà di chiamarlo. Mattia risponderà prontamente tornando a casa e sembrerà esserci uno spiraglio di serenità che però terminerà presto con il ritorno in Inghilterra di Mattia.
Il finale lascia  il lettore un po' amareggiato o con il fiato sospeso perchè nulla viene risolto e ci sono molti misteri piccoli o grandi  che rimangono insoluti . Io personalmente sono rimasto un po' amareggiato, perchè ho avuto la sensazione che l'autore volesse terminare in fretta e furia il romanzo. Un aspetto che non mi è piaciuto del libro è la sofferenza collettiva, infatti,come si può notare tutti i personaggi ,protagonisti e non, soffrono per qualche motivo. Un aspetto che,invece, mi ha positivamente colpito è la scorrevolezza dello stile e l'essenzialità del romanzo che permettono una lettura molto veloce e non noiosa nonostante il numero non indifferente di pagine. Inoltre trovo intrigante il titolo  perchè ci suggerisce che per mezzo della matematica , quindi della razionalità più pura, si può spiegare  una cosa così irrazionale come un rapporto di amicizia di due ragazzi.
Voglio consigliare questo libro a tutti ma con la premessa di non aspettarsi nessun lieto fine ma bensì  un libro coinvolgente ma molto triste. 
 Alessandro Marcolin

giovedì 8 settembre 2011

Recensioni per le vacanze: l'eleganza del riccio


  L'eleganza del riccio è un romanzo scritto da Muriel Barbery e pubblicato da Gallimard, è una raffinata commedia francese diventata il caso letterario del 2007 in Francia, ha venduto tantissime copie, fino a vincere il Premio dei Librai assegnatogli dalle librerie. L'autrice è nata nel 1969 a Bayeux, ma insegna filosofia all'IUFM di Sant-Lô.
Nell'opera si narra una storia inserita in un contesto molto particolare ma a sua volta monotono: siamo a Parigi, in un lussuoso palazzo, abitato da parecchie famiglie, tutte simili per i modi cortesi, per la ricchezza e per la loro convinzione di essere meglio degli altri. In mezzo a tutto questo insieme di persone che vivono allo stesso modo e che non sanno apprezzare le piccole cose, troviamo Paloma, una bambina di quasi tredici anni, molto colta per la sua età, che al contrario di tutto e di tutti ha deciso di suicidarsi per l'esattezza nel giorno del suo tredicesimo compleanno ( il 16 giugno), perché stanca di vivere senza un vero motivo e scopo per cui farlo. Fino a quel fatidico giorno però Paloma continuerà a fingere di essere una ragazzina mediocre e imbevuta di sottocultura adolescenziale come tutte le altre e così facendo nasconde a tutti la sua stanchezza di vivere e la sua continua ricerca di una persona che la possa capire, quindi a lei simile. Tutta questa vita lussuosa, di alta borghesia, viene vista ed ammirata anche dalla portinaia Renée che sembra nata e destinata a fare la portinaia: il suo fisico è da vera portinaia, grassa, buffa e il suo carattere pure, riservata, scorbutica, dipendente dalla televisione e dal cibo. La sua vita sembra ancora più monotona di quella dei borghesi sotto cui lei sta a servizio, invece all'insaputa di tutti è una persona molto colta, è appassionata di Arte, di lettura, di cinema, di filosofia, di musica e sopratutto di cultura giapponese. Così mentre tutto scorre e il suicidio di Paloma si avvicina sempre più, nel palazzo compare un nuovo abitante: monsieur Ozu, un ricco e colto signore giapponese, che farà unire Paloma e Renée, che pur essendo molto diverse e appartenenti a due classi sociali differenti, riescono a capire che sono l'una il completamento dell'altra.
L'autrice credo e penso che con questo racconto voglia far capire che bisogna guardare e cercare sempre l'essenzialità nelle cose, tutto si riassume in questa domanda: dove si trova la bellezza? Nelle grandi cose che, come le altre, sono destinate a morire, oppure nelle piccole che senza nessuna pretesa sanno incastonare nell'attimo una gemma di infinito? Questa è la domanda a cui Renée e Paloma rispondono dicendo che le piccole cose sono sempre le migliori, si possono fare con poco, ma rappresentano tanto; così grazie a tante piccole cose, questi due personaggi in incognito sono accomunati da uno sguardo ironicamente disincantato che si incontrerà e farà finire la vicenda con la morte di una delle due, ma la rinascita morale e il ritrovo della voglia di vivere dell'altra. Quello che mi ha colpito è sicuramente la delicatezza con cui è stato scritto il romanzo e la considerazione di Paloma: se il mondo è un'illusione, significa che basta un piccolo sfasamento per rovinare per sempre la possibilità della perfezione e allora lei si chiede: che senso ha vivere? Per fortuna lei lo ha trovato e noi tutti lo abbiamo trovato? Questo è il vero enigma della nostra esistenza.
Chiara Cerato









lunedì 5 settembre 2011

Recensioni per le vacanze: Il professionista




  Questo romanzo è una vera e propria lettera d'amore che John Grisham manda verso l’Italia. L’autore l'autore riesce infatti a descrivere gli scenari del Bel Paese come nemmeno un italiano stesso saprebbe fare. Ogni riga porta il lettore verso un’affascinante visita di Parma e dell’intera nazione tra monumenti, sculture, paesaggi e cucina. E' in questo luogo descritto con passione dall'autore che si sviluppa la trama del romanzo: una trama coinvolgente e ricca di emozioni. Rick Dockery, ex promessa del football americano è un quarterback che non è mai riuscito a trovare la spinta necessaria per diventare un grande giocatore. La sua carriera sembra ormai avviata verso una dignitosa mediocrità, finché una sera, entrato in campo sul netto vantaggio della propria squadra, Rick riesce a rovinare la partita, e la propria vita, con quella che sarà descritta da tutti i media come la peggior performance nella storia del football professionistico. Rick si sveglia in un letto d'ospedale, la sua squadra lo ha già licenziato. Giocare a football è però l'unico mestiere che Rick conosce, e per questo prega il proprio agente di trovargli, un ingaggio qualsiasi che lo aiuti a superare la crisi. Dopo una disperata ricerca,Arnie, il suo agente, gli trova un posto in Italia, nella squadra dei Panthers Parma. Rick non sapeva nemmeno che in Italia il football fosse praticato e non ha nemmeno la più vaga idea di dove Parma si trovi. Tuttavia parte, deciso a superare questo momento di sciagura e tornare in America non appena gli sarà possibile. Qui Rick trova però degli amici, un amore e la riscoperta gioia di giocare. Questo romanzo mi è piaciuto particolarmente, non solo per il fatto che sono un appassionato di sport, il tema dell'amicizia è quello che mi ha attratto di più. Il modo in cui i Panthers accolgono Rick nella loro squadra, il fatto che si ritrovino dopo l'allenamento a bere tutti una birra in compagnia cantando e scherzando è veramente bello. Ma la cosa che mi ha colpito di più in questo libro è la passione che ogni giocatore dei Panthers ci mette per vincere la partita. Loro non vengono pagati ma la grande passione per il football li porta ad allenarsi la sera tardi dopo il lavoro e ad affrontare lunghe trasferte la domenica per vincere il modesto Super Bowl italiano pur sapendo che la loro impresa non verrà mai ricordata dai media e dalla maggior parte della popolazione che non sa nemmeno cosa sia il football americano.
Leonardo Serafin

venerdì 2 settembre 2011

Recensioni per le vacanze: Io non ho paura


1978, Acque Traverse. Chissà perchè poi la chiamano Acque Traverse quando l'unico specchio d'acqua che rimane in quel luogo sperduto nelle campagne è una grande pozzanghera piena di fango dal colore nero catrame! Quello che importa però al protagonista di questo romanzo, Michele Amitrano di nove anni, è giocare con il suo piccolo gruppo di amici del paese in serenità. Questa tranquillità finisce quando un giorno, l'allegro gruppetto, decide di fare una gara di corsa con arrivo in una piccola valle vicino a una collinetta del paesello. Finita la gara i ragazzi  si riposano all'ombra e scoprono che in quella minuscola valle c'è una casetta in rovina. Come penitenza per aver perso la gara, a Michele tocca percorrere tutta la casa, di due piani, di corsa, senza schiattare di paura. Alla fine della prova nel retro della casa, il ragazzino scopre una buca, coperta da un materasso, che nasconde quella che a Michele sembra una gamba umana.
I giorni successivi il bimbo ritorna continuamente alla casa, combattendo contro la paura e le punizioni dei genitori arrabbiati per le sue marachelle. Alla fine , per una serie di coincidenze, scopre un segreto; un  segreto che non avrebbe mai dovuto sapere e capisce che il ritorno improvviso del padre camionista non è casuale e che il signor Sergio, anziano romano che si è stabilito ospite in casa sua da pochi giorni, non è il solito vecchietto dolce. Io non ho paura è una storia di un'amicizia forte, così forte che legherà i protagonisti oltre l'immaginabile; così improvvisa e solida che comprometterà un piano criminale.
Lo stile del autore è molto scorrevole e semplice, come semplice e rude è lo stato sociale dei protagonisti, contadini campagnoli. La vicenda viene narrata attraversi  gli occhi di un bambino, dal  carattere tanto tenace e saggio, quanto irresponsabile e impulsivo, ma che, alla fine,  scopre quanto dura sia la realtà, tanto diversa dai suoi giochi infantili che dovrà abbandonare  con tanta tristezza.
La povertà e l'ignoranza dei protagonisti viene descritta anche attraverso i vari contrasti del paesaggio, il sole caldo e il grano maturo a cui si oppongono  il buco e la valle nascosti dall'ombra. Un romanzo che parla di delinquenza, ma anche di quel  grande valore umano che è l'amicizia, la quale contrasta qualsiasi cosa anche il crimine, e che dona al protagonista un immenso coraggio, che  darà alla storia un finale inusuale e inaspettato.
Consiglio la lettura di questo romanzo a tutti i coraggiosi, a quelli che non hanno paura di andare contro, a chi ama far vincere la sincerità e il bene. Lo consiglio anche a tutti i giusti che troveranno nella personalità di Michele il loro animo, il quale in qualunque situazione complicata o felice che sia penserà: “No, io non ho paura!”
Michela Cocco