giovedì 18 aprile 2013

Libro digitale e internet, il futuro della trasmissione dei testi

-->

Verso la fine del XV secolo , a Venezia, città ricca di commerci e di intraprendenti mercanti Filippo da Strada, frate domenicano e copista, scriveva una indignata supplica al Doge lamentando l'invadenza e la scarsa cultura dei nuovi stampatori e sostenendo con convinzione che la stampa avrebbe finito per corrompere le giovani generazioni mettendole in contatto con i testi peccaminosi di Boccaccio, Petrarca, Ovidio e Tibullo. Il frate definiva con spregio i libri che uscivano in serie dalle stamperie veneziane dell'epoca con l'appellativo molto sprezzante di “oggetti sudici”. Pochi decenni prima Gutenberg, infatti, aveva dato inizio a una delle più importanti rivoluzioni non cruente della storia dell'umanità , mettendo a punto la tecnica della stampa a caratteri mobili . Da allora Venezia, città di mercanti, aveva messo in piedi un lucroso commercio basato sulla vendita dei volumi stampati. I timori del frate domenicano erano naturalmente dettati oltre che da considerazioni di carattere pratico anche da remore di tipo morale . Da una lato egli difendeva un'idea di trasmissione della cultura e del sapere elitaria. La cultura deve stare nelle mani di coloro, aristocratici o prelati, che possano permettersi di pagare l' arte degli amanuensi. D'altro canto era ben presente nella sua supplica il timore che la diffusione dell’alfabetizzazione e dell’uso del volgare avrebbero finito per indebolire il potere della Chiesa nell’interpretazione dei testi sacri. Sono passati più di cinquecento anni, ma leggendo quella lettera e ripercorrendo le argomentazioni con cui Fra Filippo si scaglia contro la “stampa meretrix” è difficile non paragonarla ai lamenti di coloro che oggi si oppongono alla rivoluzione alla produzione e la diffusione digitale di contenuti e di cultura che sta interessando il mondo del libro.

Il libro digitale è infatti argomento di discussioni sia sulle riviste specializzate sia sui periodici e i quotidiani e non sono pochi a ritenere che il nuovo libro elettronico rappresenti una vera e propria rivoluzione culturale paragonabile a quella prodotta nel XV secolo dalla diffusione delle tecniche di stampa. Dick Brass, responsabile del dipartimento dell' edizione elettronica presso Microsoft si è spinto fino a vaticinare la sparizione del libro cartaceo prima del termine dei prossimi trenta anni. Si possono facilmente immaginare quali siano le implicazioni di carattere economico sociale e culturale che sono messe in gioco dalla attuale rivoluzione digitale.

La storia dei supporti per la scrittura ci insegna che ogni nuovo supporto cerca inizialmente di riprodurre le caratteristiche del precedente. E' quindi normale che gli e book , moderni strumenti di lettura , riproducano e cerchino di imitare il libro classico. Oggi sono presenti sul mercato molti lettori e book che si distinguono per la loro autonomia e indipendenza dal computer, sono leggeri e molto maneggevoli, si possono portare e usare in ogni luogo , il loro formato si avvicina al quello del libro. La fortuna dell' e book in rapporto ai suoi predecessori si deve soprattutto al fatto di essere arrivato in un contesto nel quale il rapido sviluppo di Internet ha creato un nuovo spazio per la produzione e la diffusione dei testi. Nella Rete i testi circolano, si diffondono, cambiano all'infinito, hanno continue e inarrestabili metamorfosi. Questo pone seri problemi alla filiera tradizionale del libro. Gli editori vedono superata al loro indispensabile mediazione poiché ormai ciascun autore è in grado di pubblicarsi da solo, gli autori vedono invece profondamente modificata l'idea stessa di proprietà intellettuale di un testo. In questo senso l'e-book, in quanto testo scaricabile da Internet, presenta una risposta che cerca di conciliare i vantaggi della rete con le necessità economiche degli editori. Si può scaricare un testo da un catalogo fornito in rete dall'editore , metterlo sul proprio dispositivo portatile e leggerlo. L'opera letteraria quindi, dopo essersi affrancata dal supporto cartaceo si trova assoggettata a un nuovo dispositivo materiale.

Da questo punto di vista si tratta senza dubbio di una regressione rispetto alle promesse che la grande rivoluzione digitale aveva fatto. Ted Nelson, il coniatore del termine ipertesto, aveva immaginato nel 1965 una rete ipertestuale diffusa che consentisse di navigare attraverso un mare senza barriere di parole e testi di differente provenienza. Oggi invece la grande biblioteca virtuale di Internet potrebbe trasformarsi in un insieme di librerie i cui sportelli a pagamento non offriranno né più né meno che delle collezioni di libri chiuse su se stesse. Mentre tutte le tecnologie messe in opera sugli e book tendono a fissare la struttura del testo, riproducendo quella del cartaceo da un lato e dall'altro introducendo dei dispositivi che impediscano la modifica dei files , su internet , invece, la smaterializzazione del testo lo distacca dal tradizionale supporto cartaceo e favorisce la sua moltiplicazione all'infinito e la sua decostruzione. La possibilità di scrittura non lineare è la grande innovazione che Internet ci ha proposto, questa letteratura del frammento interconnesso trova anche il mezzo di affrancarsi dalla carta per cui scrivere un testo significa oggi inserirlo in un insieme di testi scritti ognuno dei quali può dar luogo a un percorso di significati che potenzialmente è infinito. La Repubblica del forum e della posta elettronica finirà per influenzare in maniera determinante ogni aspetto della scrittura e delle arti di questi anni. D'altronde la poesia elettronica muove già i suoi primi passi con dei testi in movimento inseriti in generatori testuali che riversano all'infinito il loro flusso di parole mescolate a musiche e immagini . Nei testi digitali così come si possono fruire su internet le note , i riferimenti incrociati non sono più degli spazi messi a servizio del testo principale ma possono aspirare ad avere pari dignità , in questo modo si mette in discussione il tradizionale rapporto gerarchico che esisteva, a livello scolastico, tra testo e paratesto , tutto ciò va senza dubbio contro radicate abitudini nell'affrontare e concepire la lettura e la comprensione di un'opera. Il libro non è più uno strumento gerarchico per veicolare e trasmettere cultura , ma il suo ordine vien ad essere decostruito, l'autorità dell'autore è indebolita e spetta ai lettori far nascere un senso attraverso letture plurali e percorsi variabili . Mentre il libro tentava di introdurre una strutturazione unica del reale il testo digitale invece pone il lettore e l'autore di fronte al paradigma della complessità .

Se la rivoluzione digitale ha coinvolto le basi tradizionali del nostro modo di trasmettere e accumulare il sapere non si può ignorare che , questa barriera "digitale" passa ormai anche per la biblioteca. Sapere o non sapere usare le tecnologie informatiche è un fattore che diventerà sempre più rilevante sotto l’aspetto culturale anche per chi frequenta le biblioteche In particolare le biblioteche scolastiche nella loro funzione di supporto all’attività didattica devono contribuire all’ evoluzione verso forme di insegnamento basato sull’uso di diverse risorse attraverso la disponibilità di materiali multimediali, quali audiocassette, videocassette, cd-rom e l’accesso, tramite internet, a ulteriori fonti di informazione. Una biblioteca scolastica multimediale si configura pertanto come un Centro Risorse, nel quale spazi, attrezzature e materiale documentale possono essere utilizzati dagli studenti a livello individuale per lo studio autonomo, la ricerca e la propria formazione culturale e al tempo stesso possono costituire anche strumenti di partecipazione, di confronto, di crescita comune per attività di gruppo o di classe. A questo proposito è interessante l'esperienza dell'Istituto tecnico statale Palladio di Treviso nel quale è stata stata prevista, accanto alla biblioteca, una sala-video per la visione su grande schermo di filmati, programmi televisivi satellitari e non, cd-rom, e siti internet. Inoltre nell’ampio atrio della scuola è stato progettato e realizzato uno Spazio Informativo pubblico suddiviso in tre aree : una destinata alla comunicazione , informazione e cultura per la pubblicizzazione inerente a notizie e recensioni su avvenimenti riguardanti la musica il teatro il cinema, una ,con computer collegati via intranet e internet per l'accesso a tutte le informazioni di carattere amministrativo, naturalmente nel rispetto della privacy e attraverso l'assegnazione di password individuali di accesso alle cartelle dei vari studenti e infine un'ultima area chiamata “Biblioteca Libro Aperto” con pannelli espositivi per l'esposizione di libri, riviste , videocassette e per un'informazione visiva delle disponibilità di lettura. In questa ottica la biblioteca si è occupata anche della realizzazione di un elenco di siti internet suddivisi per materia e per argomenti , in modo che gli studenti possano acquisire velocemente le notizie e le informazioni necessarie alle loro ricerche ed ha messo a disposizione dei docenti uno spazio suddiviso nelle varie discipline nel quale viene immesso materiale didattico già utilizzato in classe oppure preparato dai docenti stessi al fine di fornire agli studenti attività di recupero e di autoapprendimento attraverso la realizzazione di percorsi confacenti alle loro esigenze. La biblioteca si è quindi trasformata in un vero e proprio Centro di servizi culturali a disposizione non solamente della scuola ma di tutta la cittadinanza che voglia usufruirne.
Stampa o file digitali, papiro o preziosi codici miniati: la rivoluzione della condivisione del sapere è sempre partita dal supporto dei contenuti e dall’accessibilità degli stessi. 
Come Fra’ Filippo amanuense veneziano di preziosi codici miniati, intuiva ma non poteva immaginare il futuro del libro, così noi oggi siamo di fronte a un fenomeno che non sappiamo in quale modo cambierà, non solo il nostro modo di leggere, ma anche il tempo e il modo in cui la cultura si diffonderà.

Mauro

martedì 9 aprile 2013

La Risposta di Frederic Brown (1954)

Con gesti lenti e solenni Dwar Ev procedette alla saldatura, in oro, degli ultimi due fili.
Gli occhi di venti telecamere erano fissi su di lui e le onde subteriche portarono da un angolo all’altro dell’universo venti diverse immagini della cerimonia.
Si rialzò con un cenno del capo a Dwar Reyn, e s’accostò alla leva dell’interruttore generale: la leva che avrebbe collegato, in un colpo solo, tutti i giganteschi calcolatori elettronici di tutti i pianeti abitati dell’Universo – 96 miliardi di pianeti abitati – formando il super circuito da cui sarebbe uscito il supercalcolatore, un’unica macchina cibernetica racchiudente tutto il sapere di tutte le galassie.
Dwar Reyn rivolse un breve discorso agli innumerevoli miliardi di spettatori. Poi, dopo un attimo di silenzio disse: “Tutto è pronto Dwar Ez”. Dwar Ez abbassò la leva. Si udì un formidabile ronzio che concentrava tutta la potenza, l’energia di novantasei miliardi di pianeti. Grappoli di luci multicolori lampeggiarono sull’immenso quadro, poi, una dopo l’altra si attenuarono. Draw Ez fece un passo indietro e trasse un profondo respiro. “L’onore di porre la prima domanda spetta a te, Dwar Reyn”. “Grazie” rispose Dwar Reyn “Sarà una domanda cui nessuna macchina cibernetica ha potuto, da sola, rispondere”. Tornò a voltarsi verso la macchina. “C’è Dio?”. L’immensa voce rispose senza esitazione, senza il minimo crepitio di valvole o condensatori.
“Sì: adesso, Dio c’è.”
Il terrore sconvolse la faccia di Dwar Ev, che si slanciò verso il quadro di comando.
Un fulmine sceso dal cielo senza nubi lo incenerì, e fuse la leva inchiodandola per sempre al suo posto.

Frederic Brown, Le meraviglie del possibile.Il secondo libro della fantascienza (1954)

Analisi del testo 


L’uomo nel corso della sua storia è stato capace di compiere grandi passi in avanti, di progredire e di riuscire a rispondere a importanti interrogativi. Nonostante questo, ancora molto per lui rimane ignoto ed è proprio questo ignoto che più lo spaventa. Difficili domande ancora non hanno trovato una risposta e questo crea nella mente dell’essere umano confusione e timore. Molti, però, hanno provato a mettere fine a queste incertezze e affondare i loro pensieri nella sicurezza, ma, spesso, questi interrogativi sono misteri troppo grandi per l’uomo, un essere intelligente ma non ancora pronto a determinate scoperte.
È proprio da questi dubbi che prende vita il brano “La risposta” di Fredric Brown, scrittore statunitense la cui fama è dovuta ai suoi testi brevi e fulminei che sfiorano i limiti del paradosso. L’autore si sofferma appunto sul futuro presente, ovvero sulla costruzione dell’avvenire attraverso le azioni dell’uomo.
Lo scrittore narra della realizzazione di un macchinario molto potente, che raccoglie in sé tutta l’energia di novantasei miliardi di pianeti: una forza incredibile, capace di tutto; ma “non si gioca col fuoco”, perché spesso rischiare può essere pericoloso e può portare solo a sventure e tragedie. Infatti, nella storia analizzata, il tentativo di risolvere i problemi spirituali e morali dell’uomo finisce  con un disastro e la “supercalcolatrice che racchiude tutto il sapere delle galassie” prende il sopravvento sugli uomini stessi .
I due protagonisti, gli uomini artefici della grande macchina cibernetica, sono Dwar Ev e Dwar Reyn, dei quali l’autore non presenta una descrizione caratteriale e fisica dettagliata, ma parla solamente delle loro azioni nel corso della vicenda. Quest’ultima è raccontata in maniera cronologica, senza la presenza di prolessi, analessi, elissi o altre strutture narrative che modificano la successione reale delle azioni: è per questo che la struttura si può definire una fabula.
Il narratore è esterno onnisciente ed è questo il motivo per cui egli conosce ogni dettaglio del racconto, senza però esserne coinvolto. Lo stile utilizzato nel brano di Brown rispecchia le speranze dell’essere umano e i timori che attraverso le tecnologie porteranno l’uomo  alla rovina. Il brano si sofferma sull’attesa e sull’incertezza di quella che può essere la conclusione e lascia in sospeso le aspettative di chi legge fino alla fine, sorprendendolo con un colpo di scena finale.
Questa incertezza consiste nell’elemento comune, che lega e caratterizza tutti gli elementi del testo. Ciò spiega la mancata descrizione dei personaggi e anche del luogo. Questo, infatti, non è specificato, ma si nomina solamente la grande quantità di pianeti dell’Universo. Molto probabilmente ci si trova nella Terra, ma è solamente un’ipotesi.
Come la maggior parte dei brani di Brown, la storia è ambientata nel futuro, in un’epoca sconosciuta che ancora deve avere inizio. Si parla di esperienze che ancora non sono state vissute dall’uomo e di risultati e invenzioni non ancora raggiunti.
Quello di Fredric Brown è un messaggio alla nostra civiltà, la quale tenta di porsi interrogativi le cui risposte sono irraggiungibili e cerca di arrivare ad obiettivi troppo lontani. Questo tentativo di esagerazione e questa voglia di potenza e conoscenza porta l’essere umano all’autodistruzione. Nemmeno l’uomo stesso riesce a controllare ciò che da lui è stato creato.
La genialità dell’autore sta anche in questa sottigliezza, ovvero non solo critica il continuo bisogno di risposte da parte dell’uomo, ma riesce, tramite l’ambiguità del racconto, a creare interrogativi nella mente del lettore. Così facendo amplifica ancor di più l’atmosfera di attesa.
Secondo me l’unico modo per raggiungere dei risultati nella vita e nel futuro non è continuare ad aspettare e cercare sempre delle risposte, ma proseguire verso l’avvenire senza provare a programmarlo, lasciandosi semplicemente trasportare.
Serenella Todesco