martedì 2 luglio 2013

Tutti pazzi per l'Invalsi.


Nome in codice “Invalsi”, la sigla così poco rassicurante è da alcuni anni il terrore di tutti gli studenti e i docenti italiani. Un mostro che mette in campo i suoi tentacoli per stabilire se il docente ha lavorato sufficientemente bene oppure se gli alunni siano preparati e abbiano competenze sufficienti per affrontare il mondo . In realtà se si provano a guardare le cose un po' più da vicino la paura svanisce e tutto diventa meno misterioso e affascinante forse, ma più volgarmente terreno e realistico. Che cosa è in realtà l'Invalsi? Quali sono le sue reali priorità? Invalsi è una sigla che sta per Istituto nazionale di valutazione del sistema educativo, quello che tanto per essere chiari, prepara i test per valutare il livello base di apprendimento degli alunni delle scuole italiane e la qualità generale del sistema di istruzione . Innocui testi di valutazione? Non proprio. Innanzitutto bisogna dire che dietro questa sigla girano un sacco di soldi. Facciamo un po' di storia perchè, come sempre , è necessario capire da dove si viene per sapere dove si va. L'Invalsi un tempo si chiamava Centro europeo dell'Educazione, una grigia e asettica struttura burocratica interna al ministero e ignota alla maggioranza anche degli addetti ai lavori. Nel 2004 questa struttura ha cambiato pelle, missione e dimensione ed è così diventata un ente di diritto pubblico a suon di decreti ministeriali trasformandosi nel perno delle politiche di valutazione della scuola. I governi che si sono succeduti hanno sognato di farne un potente strumento di valutazione dell'intero sistema scolastico italiano. Un ente centralizzato nell'epoca in cui tutti professavano la necessità improrogabile di una maggiore autonomia scolastica. Così nel 2007 arrivano i primi test in forma sperimentale, mentre dal 2009 questi stessi test entrano nell'esame di Stato di terza media e servono a fornire alle scuole dati sul livello degli apprendimenti dei propri studenti. Dall'anno prossimo sembra certa l' estensione di questi quiz anche all'esame di maturità al posto della terza prova, l'unica peraltro preparata secondo il criterio dell'autonomia dai docenti della scuola.

Ma facciamo un po' di conti. Quanto ci costano questi test? Ufficialmente nel 2012 sono stati spesi 7,4 milioni di euro per somministrare queste prove. Il Miur era infatti partito mettendo sul piatto dell'Invalsi una somma cospicua di denaro, un finanziamento di tutto rispetto di 10,9 milioni di euro. Ora in periodi di crisi, la coperta è corta un po' per tutti e anche questo finanziamento si è ridotto a soli 2,9 milioni di euro. L'invalsi infatti fatica a tirare avanti è stato commissariato e sopravvive da alcuni anni solo grazie a fondi europei . più volte ha rischiato di portare i libri in tribunale . Già nel 2012 il bilancio registrava un disavanzo di 13,1 milioni di euro cui si è riusciti a fare fronte solo con un avanzo temporaneo di amministrazione di 22 milioni di euro.

Da due anni a questa parte è stato nominato un commissario straordinario. Forse credete possa essere un esperto di educazione o un dirigente del Miur? Purtroppo non è così. Il commissario straordinario è Paolo Sestito, direttore generale della Banca d'Italia . Insomma, per dirla in breve, l'Invalsi non è più un appendice del Ministero dell'Istruzione, ma una propaggine del Ministero del Tesoro. Lo si capisce anche guardando lo status dei lavoratori. Oltre il 50% dei dipendenti dell'ente è precario molti addirittura con contratto in scadenza , nel complesso gli assunti e tempo indeterminato, tra collaboratori tecnici e amministrativi non arrivano a 30 persone. Un po' pochi direte voi, per valutare tutti gli alunni delle scuole italiane.

Certo i dipendenti dell'Invalsi si possono consolare guardando fuori dalla finestra . Infatti lavorano nella splendida villa Falconieri di Frascati, un edificio del Seicento riadattato a sede dell'istituto. Peccato che gran parte degli impianti non siano a norma e che di recente sia stato fatto per questo motivo anche un esposto alla Procura della Repubblica. Gli ascensori non funzionano, esiste un solo bagno per tutti i dipendenti , le stanze sono inagibili e decorate da simpatiche infiltrazioni d'acqua. Per questo edificio storico viene pagato un affitto di circa 1200 euro al mese più quaranta mila euro di spese per il riscaldamento (mille euro a dipendente) e 80 mila di spese per la pulizia .

Forse a questo punto, a qualcuno sarà venuto il sospetto che l'Invalsi con la qualità dell'insegnamento abbia poco a che fare , il dubbio, che serpeggia tra i docenti più avveduti è infatti che in questi anni questo istituto si sia trasformato in uno strumento del mani del ministero del Tesoro e della politica per potare i rami secchi della scuola . . Non è un caso che la grande operazione Invalsi coincida in gran parte con gli anni dei grandi tagli alla scuola pubblica avviati a partire dal 2008, tagli che hanno cancellato nel complesso 130 mila posti di lavoro .

Nonostante tutto ciò  molte scuole italiane hanno preso l'introduzione di questi nuovi strumenti di valutazione molto sul serio , molti docenti si sono attrezzati per far fronte al mostro, ed è nata già un'editoria che aiuta i volonterosi ad arrivare preparati al giorno della somministrazione dei famigerati test. Insomma, tutti pazzi per l'Invalsi, mentre la “creatura” del Miur, commissariata, si avvia verso il destino comune a tanti “carrozzoni” di Stato, inaugurati tra fuochi d’artificio e poi lasciati a bordo strada senza benzina e nell’incertezza totale.