Il motto “si tradisce più spesso per debolezza che per deliberato disegno di tradire” calza alla perfezione per il protagonista del film Le idi di marzo. Stephen Myers è infatti un giovane idealista addetto stampa che sta collaborando alla campagna elettorale di Mike Morris, candidato democratico alle elezioni presidenziali americane . Il suo idealismo e la fiducia nel prossimo verrà tuttavia presto scossa dal contatto traumatico con la dura e cruda realtà della politica, fatta non di grandi scandali destinati ad occupare le prime pagine dei giornali, ma di piccole porcherie e vigliaccherie quotidiane. Le complicate vicende della storia porteranno alla fine il protagonista alla necessità di dover tradire il suo migliore amico pur di sopravvivere , con un cinismo degno del migliore personaggio shakespeariano. Il film è tratto dall'opera teatrale “Farragut North” ed è stato presentato alla 68esima mostra cinematografica di Venezia . Clooney è senza dubbio un regista di talento e riesce a costruire un film solido e sentito anche se non certamente nuovo nelle tematiche affrontate: il cinismo del potere contrapposto al sentimento, la spietatezza degli uomini deliberati a tutti i costi a seguire i propri interessi hanno un che di tragedia shakespeariana. Tuttavia la riflessione che viene immediatamente alla mente dopo aver visto questa opera è quella che riguarda la stringente e inevitabile analogia che esiste ai giorni nostri tra il mondo dello spettacolo e l'agone della politica. Uno dei temi centrali dell'opera è infatti quello della seduzione, tutti i personaggi la usano come arma per ottenere ciò che vogliono recitando un copione ben determinato che sembra scritto in partenza. Alla fine sarà la debole Molly a farne le spese indotta dalla disperazione a un suicidio tragico quanto inaspettato. Ma il tema che percorre il film dall'inizio alla fine e ne costituisce la chiave di volta è senza dubbio quello degli intrighi, dei sotterfugi messi in atto dagli uomini per avere e mantenere il potere. Le idi di marzo non sono quelle in cui Cesare venne ucciso, ma nonostante ciò nel film non si sprecano le pugnalate, i tradimenti e i voltafaccia, il cinismo e la sopraffazione la fanno da padroni, ogni protagonista ha il proprio tornaconto da perseguire e lo fa in maniera spietata: la giornalista cerca a tutti i costi lo scoop, il politico cerca il consenso, l'addetto stampa la vittoria del candidato per cui lavora, solo Steve si fa travolgere , in un attimo di debolezza, dal sentimento e ne pagherà in modo salato le conseguenze . Un buon film , anche se non eccezionale, che ci racconta che esiste sempre un prezzo per vendere l'anima al diavolo . Chiedere informazioni a chi frequenta la stanza dei bottoni.
Mauro Peruzzo.
Mauro Peruzzo.
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