lunedì 27 giugno 2011

Jasenovac: la Auschwitz del Vaticano

Il 10 Aprile 1941 la Germania di Hitler invase in Regno di Jugoslavia, e creò lo stato-fantoccio chiamato Repubblica Indipendente di Croazia, con a capo il dittatore Ante Pavelic. Per quanto non abbia partecipato militarmente all’invasione del 10 Aprile 1941, l’Italia aveva provveduto all’addestramento militare degli Ustasha, i violenti corpi armati croati . In cambio della sua collaborazione, l’Italia ebbe l’Istria e la Dalmazia, parte della Slovenia e parte della Bosnia , che rimasero sotto il suo controllo fino al 1943.
Uno dei primi a dare il benvenuto al nuovo capo della repubblica croata fu l’arcivescovo di Zagabria, Mons. Alojsius Stepinac, che si recò personalmente a stringergli la mano. Stepinac nel suo ruolo di arcivescovo e capo della Chiesa croata, incitava ufficialmente i cattolici a implementare un programma – quello degli Ustasha – che era stato molto chiaro fin dall’inizio: sterminare i non-cattolici (cristiano-ortodossi, ebrei e Rom) presenti nella zona .
Il pio cattolico Dr. Mile Budak, Ministro dell’Educazione e della Cultura, ha detto il 22 luglio 1941: "La base del movimento Ustasha è la religione. Per le minoranze come i serbi, gli ebrei e gli zingari abbiamo tre milioni di pallottole. Uccideremo una parte dei serbi. altri li deporteremo, e obbligheremo il resto ad accettare la religione cattolica. La nuova Croazia sarà liberata da tutti i serbi al suo interno, e arriverà entro 10 anni ad essere cattolica al 100%."
Solo con un estremo fanatismo religioso si può comprendere la brutalità selvaggia, unita alla gioia assassina che spesso si legge sui volti di questi religiosi carnefici. 
Tra il 1943 e il 1945 "Vescovi e preti sedevano nel parlamento ustasha. Religiosi fungevano da ufficiali della guardia del corpo di Pavelic. I cappellani giuravano ubbidienza dinanzi a due candele, un crocifisso, un pugnale ed una pistola. I Gesuiti, ma più ancora i Francescani, comandavano bande armate ed organizzavano massacri all'urlo di : "Abbasso i Serbi!" essi dichiaravano giunta "l’ora del revolver e del fucile"; affermavano "non essere più peccato uccidere un bambino di sette anni, se questo infrange la legge degli ustasha". "Ammazzare tutti i Serbi nel tempo più breve possibile": questo fu indicato più volte come "il nostro programma" dal francescano Simic, un vicario militare degli Ustasha. Francescani erano anche i boia dei campi di concentramento. Essi speravano, nella "Croazia Indipendente", in quello "Stato cristiano e cattolico", la "Croazia di Dio e di Maria", "Regno di Cristo", come vagheggiava la stampa cattolica del paese, che encomiava anche Adolf Hitler definendolo "crociato di Dio".
Fra i francescani che si distinsero per lo zelo genocida merita un capitolo a parte Fra’ Miroslav Filipovic, soprannominato "Fratello Satana", il francescano che per un certo periodo fu direttore del campo di concentramento di Jasenovac, prima di passare a dirigere quello di Stara Gradiska. Ignorato sistematicamente dagli storici, Jasenovac fu il terzo campo di concentramento per dimensioni, dopo Auschwitz e Buchenwald, di tutta la seconda guerra mondiale (in realtà si trattava di un complesso di 5 campi diversi, tutti collegati fra loro). E’ qui che avvenne la maggior parte dei massacri operati dagli Ustasha contro le etnie non croate e non-cattoliche dello Stato Indipendente di Croazia, qui Filipovic conduceva personalmente molte delle mattanze compiute quotidianamente fra i prigionieri. A quanto raccontato dai superstiti, amava in particolar modo sgozzare i bambini, con lo speciale coltello ideato personalmente da Ante Pavelic, il capo della Repubblica Ustasha croata.
Fra i suoi molteplici crimini vi sono i massacri dei villaggi di Drakulici, Sargovac e Motika, vicino a Banja Luka. Qui arrivò il 7 febbraio 1942, con l’intenzione di uccidere i serbi che vi abitavano. Padre Filipovic uccise la prima vittima, il bambino Duro Glamocanin, gridando: "Ustasha, questo avviene nel nome di Dio. Io battezzo questi bambini e voi seguitemi. Io per primo prendo su di me l’intero peccato, e poi vi comfesserò in modo che siate perdonati per i vostri peccati". Poi incitò gli Ustasha criminali, che uccisero circa 1.500 uomini donne e bambini, con asce e bastoni. Dopo essersi dimostrato una tale bestia umana gli Ustasha capirono di poterne fare buon uso, lo promossero e lo nominarono comandante dell’infame campo di Jasenovac. Là portava a termine quotidianamente gli omicidi con le sue mani , spesso di donne e bambini, che uccideva con colpi di martello di legno alla testa. Terrorizzava i prigionieri del campo e li uccideva senza pietà, come è stato raccontato nelle testimonianze dei superstiti. Quando la Croazia fu liberata dai partigiani jugoslavi Filipovic fu arrestato, e fu poi processato dalla nuova Repubblica Federale Jugoslava. Nella sua deposizione di fronte alla Commissione Nazionale Croata sui crimini di guerra, Filipovic dichiarò:
"Sono stato amministratore del campo di Jasenovac dal giugno 1942 all’ottobre 1942. Riconosco di aver personalmente ucciso, durante le pubbliche esecuzioni, circa 100 prigionieri nei campi di Jasenovac e Stara Gradiska. Riconosco anche che durante la mia amministrazione del campo vi furono esecuzioni di massa, alle quali non ho partecipato, anche se ero a conoscenza delle esecuzioni. Anzi, mi correggo, ero presente alle esecuzioni di massa, ma non ho partecipato [...] A Gradina le esecuzioni avvenivano con un martello di legno. Erano fatte in modo che la vittima dovesse prima calarsi in una buca che era già stata scavata [di solito dalla vittima stessa, per poi ricevere un colpo di martello dietro la testa. Le uccisioni avvenivano anche con pistola o con il taglio della gola. Durante la liquidazione delle donne e delle ragazze a Gradina, so che venivano violentate le più giovani [...] Io non ho mai violentato nessuno. Durante la mia amministrazione, secondo i miei calcoli, furono liquidati a Jasenovac fra 20 e 30.000 prigionieri [...] Alla fine di ottobre del 1942 mi trasferii a Stara Gradiska, dove rimasi fino al marzo del ‘43. In quel periodo vi furono anche liquidazioni di massa, di solito eseguite fuori dal campo [...] Nell’aprile del 1945 sono tornato a Jasenovac, dove sono rimasto fino alla fine. So che in quel periodo i cadaveri dei prigionieri di Gradina venivano riesumati e bruciati per cancellare le tracce di quello che era successo. Io non ho partecipato alla liquidazione di questi ultimi prigionieri, ma solo alla loro riesumazione."
In realtà – commenta la Commissione nel documento – diverse testimonianze confermano che le uccisioni operate da Filipovic furono in numero molto, molto maggiore di quello dichiarato. Secondo alcune testimonianze, in una sola notte Filipovic avrebbe sgozzato personalmente oltre 100 bambini. Sempre nel ‘42 il responsabile di Jasenovac, che riferiva direttamente a Pavelic, ha dichiarato:
"In un anno, soltanto qui a Jasenovac, abbiamo ammazzato più gente di quanta ne sia riuscita ad ammazzare l’impero ottomano in tutta la permanenza dei turchi in Europa."
Filipovic fu condannato a morte, insieme a molti altri Ustasha responsabili della gestione di Jasenovac e degli altri campi di concentramento.Vi invito a vedere il video in calce all'articolo, in cui si può avere solo una minima immagine degli orrori compiuti a Jasenovac.



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