sabato 18 febbraio 2012

“Sangue in convento: arrestata la monaca di Monza”



Il celebre convento di Santa Margherita chiude le sue porte dopo l’ultimo scandalo. È stato infatti ritrovato questa mattina senza vita il corpo di una giovane monaca. Lo sconvolgente scenario che si è presentato agli occhi dei primi testimoni nel Convento di Santa Margherita, ha lasciato tutti senza parole. La giovane suora è stata ritrovata dalla madre superiora in un lago di sangue nella sua stanza. La monaca era solita infatti ogni mattina recarsi nella cappella centrale per la recita delle laudi mattutine. Insospettita dal ritardo la madre superiore si sarebbe recata nella sua stanza trovando il corpo della ragazza a terra e privo di vita. 
Subito si sono recati al convento la polizia e altre squadre dei Ris per cercare di capire come si siano svolti i fatti. Nella notte gli inquirenti , dopo alcune indagini svolte sul posto, sono riusciti con facilità a capire la dinamica dell'atto delittuoso incastrando la famosa Monaca di Monza ora rinchiusa nel carcere di Milano. La presunta assassina, avrebbe voluto sbarazzarsi della giovane suora perché colta da quest'ultima in flagrante durante uno dei suoi incontri segreti con un uomo di cui non si conosce ancora l’identità. La monaca avrebbe così ideato un piano d’azione probabilmente non svoltosi come lei aveva previsto. Le tracce ricavate nel luogo del delitto infatti sarebbero tali da incastrarla e da far emergere con evidenza la scandalosa storia d’amore nella quale la suora si è lasciata coinvolgere, storia destinata a lasciare un marchio indelebile nella vita del convento. 
Per ora la Monaca di Monza rimane in carcere e continua a proclamarsi innocente nonostante alcune prove che confermerebbero la sua presenza nel luogo del delitto. Restano ancora da chiarire alcune modalità con cui è stato compiuto l'atto criminoso e da stabilire se sia intervenuto sulla scena dell'omicidio anche l’amante della celebre conversa. 

Sara Viasanti

sabato 4 febbraio 2012

Recensione: Shame di Steve McQueen



Shame è un film difficile ma straordinariamente toccante, difficile perchè parla di ossessioni sordide e inconfessabili e lo fa con i termini di un linguaggio cinematografico estremamente raffinato e complesso, toccante perchè all'istinto di vita che caratterizza il protagonista fa riscontro un altrettanto evidente  istinto di distruzione e di morte che percorre in maniera ossessiva tutta la pellicola . Dopo aver colpito gli spettatori con la violenza visiva e visionaria del suo primo film Hunger (2008), colpevolmente mai distribuito in Italia, il videoartista britannico Steve MvQueen che ha al suo attivo tra l'altro già due biennali d'arte di Venezia , sforna un altro prodotto che farà discutere . Dalla prigionia del carcere dove il protagonista di Hunger era rinchiuso si passa a una prigionia altrettanto umiliante, quella della dipendenza dal sesso.
Il protagonista di Shame , Brandon, vive a New York una vita apparentemente normale, tuttavia nel suo privato è incapace di instaurare un rapporto stabile e duraturo con qualsiasi donna in quanto è alla ricerca spasmodica di relazioni momentanee più o meno a pagamento che si concludono nel rapporto fugace di una sera, questa sua personale nevrosi è , in parte, condivisa anche dalla sorella Sissy che una sera giunge in casa sua chiedendogli di venire ad abitare momentaneamente con lui perchè è in via di separazione dal marito. Brandon vive questo rapporto in maniera irrisolta come un'intrusione nella sua vita privata , fino a che un giorno,  tornato a casa dal lavoro , trova la sorella stessa a terra  sanguinante , vittima di un tentato suicidio. Brandon riuscirà a salvarla , ma si vedrà costretto a ripensare la sua vita e si troverà di fronte alla necessità di instaurare un rapporto umano più vero con il prossimo che vada oltre il demone possessivo del sesso consumato in chat o a pagamento.
Il film è sotto molti aspetti imperdibile Ambientato in una New York sudicia e notturna, con tutto il fascino che la notte porta con sé, Shame è la prova filmica che la vergogna non ha un volto specifico. Brandon non riesce a instaurare nessun tipo di rapporto che abbia qualcosa di umano con le persone che lo circondano, vive isolato nella sua nevrosi privata alla disperata ricerca di soddisfare il suo bisogno compulsivo di sesso , ciò che gli preme di più è salvaguardare la sua reputazione, la sua immagine pubblica agli occhi dei conoscenti e la sua confusionaria coscienza agli occhi di Sissy. Le innumerevoli scene erotiche non hanno come fine l'intento di spettacolarizzare l'andamento del film ma rafforzano l'intento del regista di penetrare nella vita, desolante ed eccitante allo stesso tempo, del protagonista.Il  percorso di McQueen tra i meandri di questa tragedia privata  è asciutto, freddo,nulla è lasciato al caso ogni inquadratura, ogni scena, contribuisce alla meccanica della storia che non ha nulla di salvifico o morale. McQueen catapulta lo spettatore in una dimensione nuova, in un viaggio di glaciale disperazione, dove ogni tentativo di salvarsi potrebbe essere persino peggio del lasciarsi andare, di dar sfogo alla propria natura . Premiato con la Coppa Volpi come miglior attore al Festival di Venezia, Michael Fassbender è davvero straordinario nella parte di Brandon , soprattutto nel trasmettere i suoi contrastanti sentimenti e tutto quel disagio che spesso dà l'impressione di divorarlo vivo dall’interno. Steve McQueen ha già talento da vendere e lo dimostra senza strafare, riuscendo a costruire un’atmosfera sordida e seducente con una regia che ha il suo punto di forza nelle  inquadrature fatte di sguardi decentrati di dettagli , di luci e di ombre dove tutto o quasi si lascia intendere, nulla viene detto in modo esplicito . "E' un film politico-emotivo" ha dichiarato in un intervista il regista "parla di come interagiamo, di come è cambiata la nostra sessualità, anche con l'avvento di internet. La libertà, l'accesso a tutto, può diventare una prigione". Insomma , come diceva Oscar Wilde , non ci si può liberare delle nostre ossessioni. Solo tentare di gestirle.      
Mauro   Peruzzo