sabato 3 agosto 2013

La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino




La Grande Bellezza, ultimo film di Paolo Sorrentino, racconta una vicenda  che si svolge intorno al personaggio di Jep Gambardella. Scrittore di un solo libro giovanile, "L'apparato umano", giornalista di costume, critico teatrale, opinionista tuttologo,trasferitosi a Roma in giovane età come un novello vitellone Jep rifluisce presto nel girone dantesco del mondo borghese diventandone il cantore supremo. Trascorre così le proprie giornate o, meglio, nottate, frequentando i salotti "bene" e "culturali" della buona società romana. Tutto l'ambiente con cui egli via via si trova a contatto lo disgusta , ma con il disgusto ci convive, se non rassegnato, sicuramente distaccato e disincantato egli accetta  una realtà popolata da individui grotteschi. Falsi, opportunisti , fintamente intellettuali o colti, perchè alla mancanza generale di valori ed alla decadenza morale ed esistenziale di quella borghesia che egli frequenta si unisce una pochezza ed una scarsità di interessi e di preparazione culturale tali da fare raccapricciare .
Jep Gambardella ci guida così in questo viaggio all'interno di un mondo privo di morale, popolato da persone "che contano" e che basano le loro vite sull'apparenza, ma che in realtà vivono sull'orlo della disperazione, senza un vero scopo da perseguire, così come "i trenini delle feste, che sono belli perché non vanno da nessuna parte".
Ecco allora che si materializza sotto i nostri occhi una galleria assurda di personaggi che emergono e spiccano in questa  dolce vita romana  . Dalla figura dell'artista contemporanea , una sorta di Marina Abramovic che compie una performance picchiando la testa contro il muro che si dice ispirata dalle vibrazioni universali le quali poi, si viene a comprendere, sono più volgarmente riconducibili alle sue personali delusioni amorose; alla figura della scrittrice intellettuale comunista e impegnata , famosa da giovane più per le sue attività erotiche nei bagni dell’università che per la sua penna, la quale si è costruita una carriera di scrittrice in quanto è divenuta amante del segretario del Partito. Ognuno di questi personaggi ha un lato oscuro , un neo di disperazione personale da nascondere dietro la facciata dell'ostentazione mondana.
Alla fine di questo viaggio  Jep ritroverà  la sua parte di verità , conoscerà la sua piccola rivelazione . Solo attraverso il ritorno concreto alle origini, mai dimenticate e spesso ricordate e rivissute attraverso l'immaginazione, si può sperare di attingere quel minimo di verità che sta oltre il bla bla della vita sociale di tutti i giorni. Sono proprio le origini il solo e vero punto da cui ripartire, per riscoprire  una realtà incontaminata che funge da unica ancora di salvezza per il presente. Arrivato a questa comprensione Jep avrà finalmente la forza per iniziare a scrivere quel romanzo  che aveva sempre progettato di realizzare ma mai iniziato.
Diciamo subito per sgombrare il campo dalle polemiche, che “La Grande Bellezza”  è uno di quei film che si possono apprezzare meglio se si possiede una comprensione della storia del cinema. Infatti oltre ad avere il pregio innegabile di essere stato girato su una sceneggiatura originale dello stesso Sorrentino e di non essere tratto da un romanzo, è un'opera ricca di citazioni letterarie e cinematografiche che si possono ritrovare in ogni sequenza.
La prima cosa che viene in mente agli spettatori minimamente accorti  è indubitabilmente il richiamo alla “Dolce vita” di Federico Fellini. Anche il linguaggio cinematografico, con il suoi slittamenti di senso, le sue metafore, i suoi momenti di visionaria complicità sembra adeguarsi a quello del grande regista riminese. Forse , però, una cosa distingue Sorrentino da Fellini, ne “La grande bellezza” manca infatti qualsiasi forma di comprensione umana nei confronti dei personaggi che popolano la scena mondana di questa Roma decadente di inizio secolo, manca quella pietas che oscillava tra comprensione e complicità che era propria dei personaggi di Fellini. Cinquanta anni sono passati e tutto sembra essere lentamente scivolato verso un estetismo decadente senza alcuno scopo . Insomma Sorrentino sembra un po' Fellini , ma un Fellini che ha letto Guy Debord e le sue massime sulla società dello spettacolo . Tutto il bel vivere rappresentato nel film infatti, non è altro che una degradazione dell’ “avere” in “apparire” e il messaggio che ne emerge  è essenzialmente uno solo: l’incessante giustificazione   dell' esistente, cioè dello spettacolo stesso.
Una menzione particolare spetta poi alla straordinaria interpretazione di Tony Servillo il quale dà vita a quella straordinaria figura di esteta che è Jep Gambardella con sapienza e misura. Un personaggio , questo,  sempre  in bilico tra lo squallore del presente e la purezza di un passato anelato e  da recuperare.