lunedì 26 marzo 2012

Il piacere di ragionare: donne amiche, donne nemiche

E' vero che le donne sono spesso le principali nemiche di se stesse? Questo è l'argomento della discussione che affrontano questi testi i quali in varia maniera cercano di spiegare il problema dei rapporti tra donne e provano ad affrontare la questione della difficile condizione femminile nella società odierna. Molti di questi scritti contengono osservazioni non banali e frutto di una personale capacità di analizzare e affrontare la questione, altri si avvicinano all'argomento mantenendo un taglio argomentativo e cercando di spiegare il problema attraverso un corretto uso dei dati e delle citazioni . Cerchiamo di entrare nel cuore del problema affrontandolo attraverso queste letture che come le sfaccettature di un prisma luminoso dalle mille rifrazioni ci permettono di esplorare un universo in continua evoluzione come quello femminile visto attraverso gli occhi sempre attenti dei giovani d'oggi . Buona lettura.

Le donne nemiche di se stesse? 


"Numerose e diverse culture hanno riconosciuto alla donna capacità e ruoli limitati alla procreazione e alla cura della prole e della famiglia. L'emancipazione femminile ha dunque rappresentato, negli ultimi secoli, la ricerca di uguaglianza fra l'uomo e la donna." così dice la celebre enciclopedia on line Wikipedia alla voce “questione femminile”. 
Dal mio punto di vista non vedo particolari differenze tra uomo e donna, siamo entrambi persone e dovremmo avere tutti pari importanza, indipendentemente dal nostro sesso (e non solo quello). 
C'è però da dire che molte persone la pensano diversamente, e vedono la donna come un essere inferiore, o, peggio ancora, come un oggetto. Moltissime donne infatti sono sottoposte a torture familiari da parte dei mariti, e non solamente questo: ogni giorno in qualche parte del mondo decine di ragazze vengono costrette a prostituirsi o vengono molestate e maltrattate. Se vogliamo parlare però di economia e lavoro abbiamo alcuni dati che possono far riflettere: in Italia le donne guadagnano circa il 16,8% in meno rispetto agli uomini, e sono gravate da compiti sempre più insostenibili come conciliare lavoro e vita privata; ben il 76,2% dei compiti familiari infatti è a carico delle donne, mentre negli ultimi anni più di 800 di esse sono state licenziate o costrette a dimettersi per una gravidanza. 
E pensare che le donne sarebbero un grande potenziale per il nostro paese: infatti si diplomano e laureano meglio e di più rispetto agli uomini, ma neppure una su due ha un posto fisso. 
C'è anche da sottolineare il fatto che però molte di loro utilizzano il proprio corpo per trovare lavoro o comunque per fare soldi, e, personalmente, la vedo come una cosa priva di senso. 
Perchè reclamare i diritti delle donne quando poi sono le prime a vendere il loro corpo per un impiego di favore o per un aumento di stipendio? Certo non si possono accusare che lo facciano tutte di propria volontà, ma questo fa pensare a quanto scritto prima: ovvero che le donne sono ancora oggi sottomesse agli uomini e che la disparità tra i sessi esiste tutt'ora, che non è qualcosa di legato al passato ma un problema su cui ancora oggi c'è da discutere animatamente. 
Le donne non sono oggetti con cui giocare, ma esseri umani al pari agli uomini; sono persone sensibili e da trattare con riguardo. Inoltre durante l'8 marzo secondo me, dovremo smetterla di sbandierare la questione femminile come un affare di donne e sottolineare, piuttosto, che si tratta di una questione che riguarda tutti, poiché ha a che fare, più in generale, con i diritti umani. 

Alessandro Marcolin 


L'inimicizia e la solidarietà sono femminili 


Capita molte volte di assistere a delle liti tra gruppi di persone o individui singoli, subito si può pensare che ad andare meno d'accordo siano gli uomini per la loro impulsività e aggressività, ma non sempre è così. Infatti molto spesso si creano delle avversità anche tra le donne, probabilmente i motivi e i modi dello svolgersi del litigio sono diversi, ma sono comunque presenti. A mio parere una donna nella sua vita incontra almeno una volta una nemica o si trova in grande contrasto con qualcuna. Probabilmente molte persone non se ne accorgono per il fatto che l'odio non viene espresso in modi espliciti, ma basta un po' di attenzione nei modi di fare, nelle azioni, nei comportamenti e le parole per capire se tra due donne c'è un rapporto di ostilità o di amicizia. 
Per esempio si vedono delle inimicizie soprattutto nei reality tv, dove molte donne sono obbligate a vivere in una stessa casa e avendo idee diverse non riescono ad andare d'accordo. Questo secondo me succede soprattutto se l'individuo è molto sicuro di se stesso e ha un bisogno frequente di rapportarsi con gli altri esprimendo idee emozioni e riflessioni personali magari non accettate dagli altri o non accettano i pensieri o le critiche delle altre donne. Tutto dipende molto dal carattere e dalla personalità della persona che può essere più riservata oppure più sicura di sé, estroversa e avere bisogno di essere sempre al centro dell'attenzione e nel caso dell'adolescenza di essere la prima del gruppo o la più popolare, creandosi delle nemiche. La cosa sicura è che la maggior parte delle donne ha una gran forza di volontà e delle idee e principi molto forti. Quindi è difficile, quando prendono una decisione o quando si pongono come meta un obiettivo sviarle da quella strada facendo cambiare loro idea. Proprio per questo motivo a mio parere c'è sempre una certa rivalità che può variare: può essere una semplice competizione tra amiche o una vera e propria guerra tra nemiche. 
È anche vero che le donne sanno essere molto solidali in caso di bisogno e se vogliono possono mettere da parte la rivalità e per un momento essere buone amiche soprattutto se per una causa comune. Nonostante tutto, questa solidarietà che può venirsi a creare tra nemiche scompare appena si raggiunge un obiettivo comune ed è comunque una finzione, mentre l'amicizia intensa e senza interessi o un minimo di disprezzo verso l'altra donna è abbastanza rara. 

Marta Miatello 



Rivalità tra donne? Perchè no? 


Rivalità tra donne? Certo che sì. Non è sicuramente un fatto stimabile, ma ogni donna,per quanto poco,prova ostilità nei confronti del suo stesso sesso. È d’altra parte nota l’indole femminile nell’essere più o meno protettiva nei confronti di ciò che la riguarda,anche indirettamente. 
Le donne possiedono un loro ‘regolamento’,vigente da generazioni e mai tramandato, adattato ad una serie di comportamenti e situazioni in cui ognuna deve sapere come comportarsi rispettandone i principi. In alcune circostanze ciascuna tende ad essere cauta e prevenuta nel conoscere e frequentare altre donne, soprattutto se queste potrebbero rappresentare una minaccia per il suo quieto vivere in un contesto che va dal lavoro alla vita privata. Quando sono portate a conoscere e convivere in qualche maniera con un’altra donna tendono ad analizzarla e a studiarne i comportamenti:se rientra nei canoni del suddetto regolamento si adagiano,instaurando un rapporto più o meno confidenziale altrimenti si crea inizialmente una situazione di evidente disappunto che evolve in ostilità e antipatia e sotto quest’aspetto ogni donna sa dare del proprio meglio. 
La causa di ciò è legata al fatto che cercano di preservare quello che è il proprio ‘mondo’,le persone che più stanno loro a cuore,la carriera o le passioni. Certo è che molte volte l’istinto protettivo che le caratterizza è esagerato e si concentrano sulla prima apparenza,spesso sufficiente per ‘contrassegnare’ chi hanno di fronte. Tutt'altra cosa si potrebbe dire nel caso in cui l’immagine della donna viene screditata mi riferisco in particolare alla questione femminile con il riemergere del discusso argomento,ancora sospeso in molti Paesi,della parità dei sessi. Abbiamo la testimonianza storica di rivolte femminili,come la lotta per il suffragio per le donne o per i diritti umani sostenuti dall’ONU,che dimostrano la forza indissolubile della coalizione femminile. 
La rivalità tra donne è una questione antica,c’è e ci sarà sempre e,come quest’ultima non è mai evoluta,tale resterà il legame di complicità che le lega. Le inimicizie ci aiutano a crescere,a sentirci più protette e a decidere chi e come vogliamo essere ;la criticità fa e farà sempre parte dello straordinario essere donna. 

Beatrice Nichele 


La forza del sesso debole 


La donna è un essere particolare. È in grado di fare, pensare, giudicare, programmare molte cose allo stesso tempo, avendo spesso la presunzione che la maggior parte di queste le riusciranno bene e che capiterà solo poche volte che si dimentichi qualche piccolo particolare. Ma la stessa donna è anche capace di distruggersi da sola, senza il bisogno che nessun altro faccia qualcosa o, semplicemente, ne venga coinvolto. Ciascuna donna è la propria migliore nemica perché in certe situazioni in cui non riesce a spiegare agli altri il motivo della sua tristezza, spesso legato a dei sentimenti o a dei fatti che lei non riesce ad esternare, continua a pensarci,e facendo ciò si rattrista continuamente. Una caratteristica della donna è quella di essere perfezionista, anche se a modo suo, ma questo carattere può farla diventare la sua migliore nemica. Ne è un esempio la donna che, presa dallo shopping, e avendo finalmente provato un vestito che le sembra perfetto, si accorge dei lati negativi del suo aspetto, ne fa un’ossessione e riesce a farsi mille problemi ed a stare male per quelle che a volte sono delle sciocchezze. 
La cronaca di questi tempi parla spesso di stupri e violenze di vario genere sulla donna, con conseguenze per questa talvolta assai pesanti tanto da compromettere il suo equilibrio psicofisico e talvolta anche la vita stessa. Molte di queste donne che subiscono tali violenze, sono spesso costrette a tacere per paura di ricatti o del giudizio della gente. Ecco quindi che, il non volere o non essere in grado di denunciare il sopruso o la violenza porta ad una doppia sofferenza; la prima in quanto il nemico non viene punito e la seconda in quanto la vittima si trova a dover subire il male provocato dal suo silenzio. Nelle storie sentimentali la donna è generalmente più romantica dell’uomo, più analitica, crede nel principe azzurro, investe molto nel rapporto di coppia, spesso sacrifica la carriera per la famiglia. La fine di una relazione la vede spesso come la parte debole in quanto, specie se ci sono figli, si trova il più delle volte da sola a doverli gestire, seguirli nell’educazione e nelle loro scelte, ma deve riuscire a fare tutto ciò mantenendo il suo lavoro. In alcuni paesi o in alcune situazioni di degrado economico o culturale, la donna è sottomessa all’uomo, ha poca autostima, e questo fattore condiziona la sua vita in quanto è lei stessa che si preclude delle possibilità, si auto esclude da determinate situazioni e quindi si condanna all’infelicità. 
Se la donna può diventare la migliore nemica di se stessa, è anche vero che è in grado di essere la migliore amica di altre donne. La solidarietà, la generosità, e l’aver condiviso lo stesso tipo di dolore o di inganno, genera una grande sensibilità ed una grande capacità di offrire agli altri la parte migliore di loro stesse. 

Valeria Piccitto 


 La rivalità tra donne 


E' ormai nota a tutti la competizione che si viene a creare tra donna e donna cosa invece che non si presenta, o si presenta in modo relativo tra gli uomini. Ma qual è la causa di questa rivalità? Fin dall'antichità la donna veniva considerata come colei che doveva essere in un certo senso sottomessa dall'uomo. Il capo famiglia era rappresentato dalla figura paterna, nel caso in cui la moglie subisse un adulterio, veniva lei stessa ripudiata pur non avendo "colpe", nella società erano escluse o giocavano comunque un ruolo di poca rilevanza. Le donne, per raggiungere in un certo senso un'uguaglianza sociale hanno dovuto lottare e ancora oggi sono costrette a farlo, un esempio scontato che ce lo dimostra è il difficile rapporto tra la donna e il mondo del lavoro. Da alcuni decenni la donna è infatti alla ricerca di una realizzazione professionale lavorativa che possa renderla in un certo senso indipendente, ma d'altra parte cerca di riuscire a conciliare alla sua carriera, la crescita e il mantenimento di una famiglia. Un posto di lavoro ottenuto risulta per loro un successo personale di rilevante importanza ma questo non avviene in modo così immediato come lo è per un uomo. Il fatto che una donna abbia la necessità in un determinato periodo di abbandonare il suo lavoro per maternità rappresenta per il datore di lavoro un disagio specie in questo periodo di difficoltà economica. Così la donna viene scartata e viene preferita la figura maschile che prenderà, come avviene la maggior parte delle volte, il suo posto. La rivalità nasce dal fatto che le donne hanno sempre dovuto lottare per aggiudicarsi una posizione all'interno della società e quando riescono a raggiungerla la custodiscono con gelosia. 
Oggi giorno la rivalità tra donne si evidenzia ancora di più. Alcuni psicologi spiegano che questa competitività è presente sin dall'infanzia tra il rapporto madre-figlia per cercar di conquistare l'amore del padre pur essendo questo un concetto sostanzialmente banale. La rivalità tra uomini esiste, di questo son convinta, ma questa si dimostra in modo plateale a confronto di quella che emerge tra donne con uno sfondo di rabbia, è la voglia, che spesso viene frenata, di emergere che scatena la gelosia delle donne. Oggi la televisione, internet ci mettono di fronte ad un mondo dove l'importante è emergere, ma cosa emerge? l'intelligenza o la bellezza? nel mondo della TV la rivalità si gioca sul fisico, sull'aspetto e molto poco sull'intelletto che dovrebbe svilupparsi tramite quello che è il paradigma della televisione ossia l'informazione, ma questo conta gran poco e il tutto lo spettacolo televisivo finisce per diventare un mondo in cui l'importante è apparire, ecco perchè al giorno d'oggi la rivalità è facilmente evidenziabile. 
Nella ricerca della sua affermazione personale la donna nutre così la necessità di farsi spazio tra le altre con una rivalità nata dal progressivo sviluppo della società e dell'identità femminile che nel corso del tempo ha voluto emergere ravvicinandosi sempre di più all'universo maschile. 

Sara Viasanti

giovedì 22 marzo 2012

Software per realizzare questionari

E' possibile scaricare dal link http://www.mediafire.com/?hmu47cib8je1uan un programma utile  per fare questionari a risposta multipla e altri tipi di test, il funzionamento è molto semplice e intuitivo. Una volta scarica e installato il programma lo si apre e si entra nella sezione Potatoes che è la seconda presente nel menù in altro . Cliccando sopra potatoes compaiono una serie di icone colorate, se volete fare quiz a risposta multipla scegliete quella in cui è scritto Jquiz . A questo punto siete pronti per iniziare ad elaborare il vostro questionario. Date un titolo al questionario riempiendo il campo bianco a fianco della sezione titolo, sotto di esso vi è un altro campo bianco con a fianco Una D maiuscola, lì dovete mettere la domanda e nella colonna risposta le varie risposte possibili. Per passare alla domanda successiva basta andare sopra le frecce a fianco del numero 1, che si vede in alto a sinistra, e selezionare il numero 2 e così via per ogni domanda a risposta multipla che volete creare . Una volta terminato il questionario, nel caso voleste esportarlo in formato testo è sufficiente entrale nel menù in altro cliccando sopra File e scegliendo la funzione Esporta per stampa presente nel menù a tendina il file verrà copiato nella sezione appunti di Windows pronto per essere incollato su Word. Buon lavoro.
Mauro

mercoledì 14 marzo 2012

Il piacere di ragionare :Tatuaggio o tabù?


La realtà non è mai neutra, ma si offre sempre a una serie di molteplici e svariate interpretazioni in contrasto tra di loro. Il piacere di ragionare vuol essere un'agile rubrica che dibatte su alcune questioni relative  alla nostra attualità non con la pretesa di cercare la verità, ma con lo scopo di dare vita al gioco complesso delle interpretazioni del mondo e sul mondo che oggi giorno viviamo. Apro con questi due interventi sul tema del tatuaggio e della moda di disegnasi segni sulla pelle in voga soprattutto tra i giovani. Le opinioni riportate sono quelle di due ragazze che sostengono due opposti punti di vista. La prima ritiene che non sia opportuno ricorrere alla pratica del tatuaggio per manifestare se stessi o la propria personalità. La seconda invece affronta in modo appassionato la questione ritenendo che il tatuaggio sia un segno distintivo di riconoscimento e appartenenza dal quale non si può prescindere. Ai lettori non si chiede un verdetto sulla verità delle due tesi, ma sulla capacità persuasiva di chi le ha sostenute facendo uso della sezione commenti presente sotto il post. Buona lettura.                        

Meglio raccontarsi a parole che tatuarsi di Giovanna Sabbadin

Le motivazioni per cui oggi ci si fanno dei tatuaggi  sono molto distanti da quelle che una volta spingevano un individuo a segnarsi la pelle per rendersi  membro  di una determinata tribù o di una comunità. Tali forme artistiche avevano legami più intimi relativi a convinzioni religiose, spirituali e magiche. È solo con gli anni ’60-80 con il dilagare della controcultura giovanile  che il tatuaggio affascina chi sceglie di stupire e porsi in alternativa alla mentalità comune, ricordiamo i punk e i bikers per i quali segnarsi la pelle era espressione di ribellione sociale e rabbia contro la società dei padri . Oggi ci si tatua per tirare fuori quello che si ha dentro o per mettere in mostra qualche parte del proprio corpo. Tatuarsi per esprimere se stessi attraverso un simbolo è ammirevole e talvolta complicato. Personalmente non riuscirei a trovare una sola immagine che mi rappresenti, preferisco raccontarmi a parole. Farsi un tatuaggio per mettere in evidenza una parte del proprio corpo è una sciocchezza poiché può succedere che dopo un periodo di tempo non si abbia più interesse a farsi notare, ma il tatuaggio rimane. 
Sono convinta che per fare conoscere agli altri le nostre emozioni non abbiamo bisogno di imprimere un disegno sul nostro corpo, ma basta comunicare a parole semplicemente e sinceramente i nostri sentimenti. Certamente chi è interessato a conoscerci saprà cogliere quello che abbiamo dentro. 

Il tatuaggio non è una moda passeggera di Alice Baldini

Il tatuaggio al giorno d’oggi è per lo più visto come una moda o qualcosa di passeggero, ignorando che dietro di esso possano esserci diverse motivazioni e storie. Quella del tatuaggio è una moda molto discussa che ha preso piede molto rapidamente ai giorni d’oggi, benché il tatuaggio di per sé abbia origini antiche. La domanda di molti però rimane la stessa: sì o no al tatuaggio? In primo luogo, ritengo che il tatuaggio non sia esclusivamente dettato dalla moda, qualunque cosa ne dica la gente. Io penso che spesso le persone siano frenate dal fatto che si pensi esclusivamente ad un possibile e futuro pentimento, cosa che a mio parere non dovrebbe accadere, perché se si ha davvero la convinzione di voler fare qualcosa, la si fa.In secondo luogo, credo che un tatuaggio possa assumere diversi aspetti a seconda di come le persone interpretano la questione . Infatti il tatuaggio può essere visto come un abbellimento del proprio corpo, come lo sono i trucchi per il volto o le tinte per i capelli, anche se si tratta di un abbellimento molto più radicale, in quanto rimane indelebile sulla tua pelle. In terzo luogo, penso che il tatuarsi un simbolo, una data, una frase o qualunque cosa sulla propria pelle sia un modo di espressione. Il tatuaggio che viene usato come espressione di se stessi, un messaggio nascosto di noi che vogliamo far trasparire agli altri attraverso quel segno . Non quindi più semplice e pura moda, ma vera e propria arte sulla pelle per esprimere la nostra corrente di pensiero e urlare al mondo che non siamo marionette influenzabili dalla società o da una semplice moda passeggera. Un modo qualsivoglia artistico per dimostrare al mondo che noi ragioniamo con la nostra testa e non siamo soggetti ad influenze o ai condizionamenti altrui.
In conclusione, devo dire che per me la pratica del tatuaggio va oltre la semplice moda e che sarei favorevole a farmene uno.

sabato 3 marzo 2012

Intervista a Napoleone Bonaparte

Maestà, sono passati circa 182 anni dalla sua morte. Si interessa ancora alle umane vicende, da lassù?
 Certamente, uno sguardo all’umanità in notevole degrado lo rivolgo sempre. Noto con piacere che i ragazzi mi maledicono circa una decina di volte al giorno perché costretti ad imparare a memoria date e vicissitudini della mia breve vita su questa terra, ma noto con altrettanto piacere che nessuno riesce ad uguagliare le mie doti da condottiero, pochi uomini potenti ambiscono farlo ma senza alcun risultato!
 A proposito, ma esattamente dove si trova, in paradiso dove la vorrebbero i suoi ammiratori o all’inferno dove la immaginano i suoi nemici d’un tempo?
 Purtroppo il creatore non mi ha riservato un posto molto favorevole. Sono costretto a camminare ininterrottamente in un posto in cui il giorno e la notte non esistono, non so dove mi trovo e la gente è ostile! Il mio cavallo bianco purtroppo non è con me, non so cosa ne è stato di lui ma sicuramente mi farebbe piacere avere al mio fianco l’unico vero amico che forse ho avuto!
 Lo credo bene. In effetti ai suoi tempi c’è chi non esitò a definirla un tiranno Allora perché ce l’avevano tanto con lei?
 Dicevano che io amassi solo il potere e la gloria, che della mia popolazione mi importasse ben poco. Dicono che abbia derubato l’Italia delle sue opere d’arte più importanti e delle sue ricchezze storiche e patrimoniali, i maligni inoltre dicono che una volta divenuto imperatore dei francesi, quando infine sono caduto ho lasciato la Francia più piccola di come l’avevo trovata. Menzogne! dal mio punto di vista  più insignificanti delle stesse persone da cui le sentirete.
 Però ammetterà che il suo progresso si è diffuso sulla punta delle baionette.
 Ho fatto ciò che andava fatto!
 Ecco, parliamo un momento del modo in cui andò al potere; fu un colpo di Stato, non potrà negarlo.
Iniziai a farmi notare organizzando la riconquista del porto di Tolone (che si era riconsegnato agli inglesi). In seguito Barras mi affidò la repressione dell'insurrezione monarchica scoppiata il 5 ottobre 1795 e fu proprio questo servizio reso alla Convenzione termidoriana che mi valse il comando dell'armata di Italia che, benchè poco numerosa e male equipaggiata, riuscì a conseguire una serie di strabilianti successi nella vostra penisola, Il 18 fruttidoro 1797, in seguito alla vittoria della destra monarchica, mi coalizzai con Barras e gli altri membri repubblicani del Direttorio per attuare un colpo di Stato. In seguito, il 18 brumaio 1799, in seguito alla rovina del Direttorio, fu organizzato un altro colpo di stato militare, sempre con il mio accordo ovviamente. I pieni poteri furono affidati a tre consoli, Ducos, Sieyes e a me, che realizzai così la mia ascesa al potere. Ogni volta mi commuovo nel raccontare la mia gloriosa vita, sono soddisfatto, appagato dal mio passato!
 Che ricordo ha del suo esilio all’isola d’Elba?
 ​Ero distante dalla mia famiglia e quindi se mi chiede quale ricordo ho di quel posto non posso far altro che abbassare lo sguardo ricordandolo con rammarico, mi sembra che sia ancora vivo in me  il senso di solitudine che provavo. Mi sentivo un granello di sabbia su una spiaggia, un uomo solo e abbandonato di cui a nessuno importava un granchè, dovevo tornare nella mia terra perché all’umanità avevo ancora tanto da dare! Distante da casa mia però avevo ritrovato me stesso, un Napoleone diverso,  sensibile e vulnerabile che la domenica sera stava volentieri davanti al caminetto di casa sorseggiando una buona tisana.
 Non le sarebbe convenuto finire i suoi giorni all’Elba?
 Forse sì, ma non amo i verbi al condizionale, quel che ho fatto ho fatto e sinceramente penso che la mia carriera come è iniziata con un’impresa con tale impresa doveva finire!
 C’è qualche cittadino dell’isola d’Elba che a distanza di quasi due secoli ricorda con affetto?
 L’artigiano Giuseppe Legnoso. Mi ricordo benissimo di quell’uomo, lo porto nel mio cuore come un fratello! Non conosceva il mio nome, ma mi ha trasportato nel suo mondo, mi ha insegnato l’arte del falegname, mi ha portato nella sua bottega facendomi conoscere i clienti abituali con cui trascorreva le domeniche pescavamo insieme nel laghetto vicino a casa conversando. E’ uno dei pochi amici sinceri che nella mia vita posso dire d’aver incontrato.
 L’Europa di oggi è molto cambiata rispetto ai suoi tempi. Come vede l’Europa adesso?
 Poche parole posso dire sull’Europa di adesso. Il mondo sembra girare al contrario, le persone che sono al potere non svolgono il loro lavoro come dovrebbero. Se ci fossi io  sarebbe tutt’altra storia, le cose andrebbero per il verso giusto e il popolo non avrebbe continuamente così tanto da ridire sul governo, credo.

Eleonora Marostica