giovedì 9 maggio 2013

L'educazione siberiana di Gabriele Salvatores

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Un gruppo di ragazzi della tribù dei siberiani cresce e si forma nella Russia più profonda seguendo i dettami e l'educazione che un'antica tradizione impone loro. Un modo di vivere che a noi può sembrare lontano e fuori luogo, ma che, invece, contiene in sé grandi insegnamenti che rompono l'equilibrio su cui si fonda la società moderna. Il primo insegnamento è che il denaro, provenga esso dal bene o dal male, non deve entrare in casa, ma piuttosto essere sotterrato nel giardino: il denaro è impuro. Il secondo insegnamento è che bisogna amare e difendere i più deboli, i "diversi", perché non possono farlo da soli: loro sono "figli di Dio". Il terzo insegnamento è che l'amore è forte sopra tutte le cose, l'amore e il rispetto, nonostante ogni regola: e chi vive il vero amore nel giorno del giudizio riabbraccerà l'amato bene. Possono sembrare regole condivisibili , ma il fatto è che in questo mondo tribale e lontano , i quattro giovani vengono anche iniziati alle rapine e alla condivisione 'comunitaria' della refurtiva e all'uso delle armi . Perché i siberiani non rubano per arricchirsi ma per sostenere la loro piccola società. Nel frattempo tuttavia, il mondo sta cambiando, ad ovest si assiste al crollo del muro di Berlino e le mode e le abitudini occidentali iniziano a far presa anche in questa remota parte di mondo. Sarà tutto ciò che porterà i quattro a rompere il loro legame . Seguire il denaro e la soddisfazione dei propri interessi personali porterà il loro rapporti fino a un inevitabile punto di rottura. Uno di loro morirà annegato nel tentativo di recuperare dal fiume un pianoforte per potere realizzare del denaro, Gagarin verrà risucchiato nell'esperienza dell'uso delle sostanze stupefacenti e finirà per fare violenza alla povera e indifesa Xenjia, una ragazza dal corpo attraente di donna, ma dalla mente ingenua di bambina. Spetterà a Kolima il dovere di vendicare, secondo l'antica legge tribale la violenza subita da Xenjia , sarà lui infatti a uccidere l'amico Gagarin e quindi a fuggire in Occidente in cerca di fortuna.

L'educazione siberiana , tratto dal romanzo di Nicolai Lilin, è un film sull'amicizia ma anche sul lento franare delle antiche regole di convivenza di una società arcaica che a contatto con i cambiamenti ineluttabili del mondo perde i suoi valori per mutarli in sopraffazione e violenza. Forse si fa un torto al regista e agli sceneggiatori chiedendo loro che la trasposizione cinematografica di un romanzo rispetti in pieno lo spirito del testo. E' indubitabile che il film di Salvatores tenda a semplificare la complessità della vicenda , ma , forse, ci si deve rendere conto che un film è un'opera diversa , perchè diversi sono gli strumenti con sui ci trova a dover lavorare. Se è vero che il medium è il messaggio, come diceva McLuhan allora dobbiamo dare atto a Salvatores di aver dato alla vicenda una sua personale direzione . In fondo ciò che il film ci racconta è l'implosione di un mondo in cui la violenza era temperata da una fondamentale lealtà, la sua erosione e il suo scivolamento verso una situazione in cui la violenza diventa solo uno strumento per il soddisfacimento dei propri bisogni e un mezzo per aumentare la propria ricchezza e il proprio prestigio personale. In questo senso il personaggio di Gagarin rappresenta in pieno lo stravolgimento di questi ideali, mentre Kolima , pur restando in fondo fedele al quel mondo antico, sarà alla fine anche lui risucchiato dal fascino lontano dell'Occidente . Il film fatica all'inzio a prendere quota per un eccessiva frammentazione della vicenda , ma poi convince. Ci sono senza dubbio alcuni momenti magici , la scena in cui il grande fiume travolgendo uomini e cose, ma portando con se anche gli ideali di amicizia tra i quattro ragazzi , una scena notturna dall'indubitabile fascino tragico. Ma soprattutto la magnifica scena della giostra, in cui i ragazzi di Fiume Basso, affascinati dalla sensazione di volare sognano per un po' il “mitico Occidente” . Al di là quindi delle polemiche , per una volta mi pare il caso di lasciarsi prendere dalla forza visiva del film, dalla sapienza con cui è costruito. La vicenda non sarà vera, i criminali onesti non esisteranno, il vecchio Kuzya, interpretato da un grandissimo John Malkovich, sarà opera di fantasia. Ma perché negarsi per forza il fascino di un film molto ben fatto?

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