mercoledì 9 gennaio 2013

ITIS Galileo di Marco Paolini



Nelle biografie degli uomini illustri c'è il peso della vita vissuta ma anche il peso delle vite altrui, le paure e le speranze degli uomini che ci hanno preceduto, ma anche le nostre . Itis Galileo di Marco Paolini è a tutti gli effetti il racconto di una vita, la narrazione di un'esperienza che, per quanto distante o esemplare possa essere , ha ancora la forza di trasmetterci o di insegnarci qualcosa. Si tratta, in sostanza, di un viaggio a ritroso, che potrebbe partire dai compiti dati da fare per casa (fare una ricerca su Galileo), oppure dalle goffe memorie scolastiche di chi ha frequentato un Itis dedicato allo scienziato. Ma è, invece, una riflessione appassionata che attraversa criticamente e acutamente una biografia e un'epoca 
Lo spettacolo inizia con l'attore veneto che dal palco chiede al pubblico un po' interdetto e meravigliato un minuto di rivoluzione , dopo qualche iniziale applauso questo minuto risolve , per lo più, in un minuto di silenzio. In questo inizio c'è già tutto il significato dello spettacolo , quella di Galileo è stata una rivoluzione silenziosa, un cambiamento più radicale di quello che ci hanno fatto vivere tante guerre, ma condotto in silenzio e con la sola forza del pensiero contro i dogmatismi della sua epoca. La vita di Galileo è stata infatti una vita contro: contro le dottrine imposte, contro la perdita di senso critico e storico, contro il sopore delle coscienze e la mancanza di spirito critico e inventivo e tutto ciò in nome della verità e della ragione, perché lo scienziato pisano è innanzi tutto il paradigma dello spirito libero, colui che riesce a mettere insieme gli studi tecnici e la preparazione umanistica , la meccanica la poesia e la filosofia per perseguire la sua strada 
Man mano che lo spettacolo si addentra nel racconto della vicenda  , non può che venire in mente il confronto con la “vita di Galileo” di Bertold Brecht , opera capitale del teatro del Novecento, in cui il commediografo tedesco cercava di contrapporre la forza e la consapevolezza di un pensiero libero alla prescrittività del pensiero di massa che le dittature allora nascenti in Europa andavano imponendo . Paolini rifugge da un confronto troppo serrato con l'opera di Brecht , ma nel raccontare le sue storie, come l'autore tedesco, esprime la necessità di un teatro che sia strumento di educazione e di crescita civile. Scorrendo tra l'ironico e il divertito la vita del celebre scienziato ci pone di fronte a molti spunti di riflessione sempre tuttavia con leggerezza propria dell'uomo di teatro , rinunciando alle velleità del predicatore che dal palco fa proclami . 
Galileo è riuscito a ridare dignità all'errore, a farlo diventare un momento indispensabile per la crescita del sapere e della conoscenza. Ai giorni nostri è tremendamente difficile accettare l'errore oppure cambiare idea è , invece, molto più semplice adoperare e applicare il pensiero dogmatico a tutti gli ambiti dell'esperienza . “Guardate quelli che vanno ai talk-show: - afferma Paolini in un intervista a Famiglia Cristiana-non cambiano mai idea su nulla, tutti sono convinti di sé, al punto che non si dà vera conversazione. Siamo così distanti dal pensiero dogmatico vigente ai tempi di Galileo ?” . Possiamo sorridere per il modo divertente e divertito con cui l'attore veneto ci presenta le figure degli inquisitori che processano lo scienziato , ma siamo sicuri di essere veramente immuni da quegli stessi loro difetti? Accettare il diverso è prepotentemente difficile , soprattutto in una società dove il pensiero unico imposto dai media e lo slogan di massa sembrano predominare. Come uscire dalle secche di questa situazione ? Una via Paolini la suggerisce; già nel titolo della sua opera in cui è presente uno strano accostamento tra l'acronimo che definisce l'istituto tecnico industriale e il nome del famoso scienziato pisano. La scuola, l'educazione, la formazione delle menti, e delle coscienze, è il problema dei problemi. «Il problema dell'educazione si traduce così:- afferma Paolini - non si può fare formazione scientifica se al tempo stesso non si fa formazione delle coscienze» 
Certo, perché la coscienza ha un terribile difetto, se non la si esercita , muore. Allora, va bene la giornata della memoria per ricordare le stragi del nostro passato , ma allo stesso tempo, questo essere prescrittivi testimonia in modo irrevocabile l'indebolimento e la perdita della memoria stessa, insomma se non c'è la forza dell'educazione e della coscienza non serve a nulla dare delle norme scritte. Il dogmatismo cieco degli inquisitori dell'epoca di Galileo non è in fondo molto diverso dalla perdita di coscienza civile che in questi anni stiamo vivendo nel nostro paese, solo l'educare le coscienze e esercitarle può permetterci di uscire dal tunnel di tempi così bui. 
Ma in fondo, al di là di tutto ciò , la cosa più bella che lo spettacolo ci lascia è comunque la sensazione di uscire da teatro con la consapevolezza di essere un po' più ricchi di quando eravamo entrati e la forza di ritrovarci in strada con un po’ di coraggio in più per contrastare lo squallido strapotere del pensiero ovvio.
Mauro Peruzzo

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