giovedì 17 novembre 2011

Recensione: Drive di Nicolas Winding Refn

Seguendo la scia dei migliori film d'azione americani, Drive,del regista danese Nicolas Winding Refn , è un concentrato di adrenalina e di citazioni cinematografiche allo stato puro. Non è difficile credere che tra qualche anno questo film potrà essere considerato un cult movie. Refn infatti abbina sapientemente le risorse tipiche del genere con una raffinata conoscenza della macchina da presa e della storia del cinema creando un prodotto ricco di citazioni cinematografiche che ha le stigmate del film postmoderno. Alcune scene sono in effetti da antologia tra tutte quella dell'ascensore o quella dell'inseguimento che apre la pellicola e ci introduce nel mondo a cavallo tra legalità e illegalità del protagonista del racconto. Quando il biondino, protagonista della storia, si mette al volante c'è da prepararsi al peggio, il ragazzo dalla faccia angelica e dai nervi d'acciaio è un freddo pilota ma rivela anche una insospettabile  violenza selvaggia. Il film infatti è diviso in due parti, la prima tutta corse e speranza, la seconda invece dominata dalla violenza più cieca,  entrambe sottolineate da una colonna sonora musicale di tutto rispetto in cui l'elettronica degli anni Ottanta la fa da padrone . Drive è uno di quei titoli che si fanno prendere sul serio sia che si cerchi il piacere dello spettacolo sia che si pretenda la coerenza della eterna metafora della lotta dell'individuo per la propria sopravvivenza. L'ottima accoglienza ricevuta all'ultimo festival del cinema di Cannes , dove la pellicola si è aggiudicata il premio per la miglior regia testimonia la qualità di un film che pur lavorando con il materiale tipico del cinema di genere noir hollywoodiano se ne distanzia per l'abilità registica e per il giusto mix di intimismo e azione criminale , sarà poi il futuro a dirci se il regista danese è solo un impeccabile manierista o se ha un mondo interiore da esprimere.

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