lunedì 19 dicembre 2011

Recensione: The Artist di Michel Hazanavicius

2011, nell' era dei film a 3 D , nell'epoca in cui la tecnologia digitale trionfa sugli schermi e rende i films sempre più spettacolari e ricchi di effetti speciali , un regista francese, Michel Hazanavicius, porta sullo schermo non un film sul cinema muto ma addirittura un film ‘muto' in bianco e nero, e girato con cura e attenzione alle caratteristiche proprie di quel tipo di linguaggio.
Si potrebbe subito pensare a un'operazione da filologi o da cinefili un'operazione nostalgia che tende a rivolgersi a un ristretto pubblico di cultori e appassionati, o alla solita operazione dichiaratamente postmoderna fredda e cerebrale che si compiace nella rievocazione delle tecniche del passato, in realtà The Artist non è nulla di tutto questo. La pellicola infatti non ha nulla del calligrafismo o dell’esibita perfezione del metacinema o della freddezza del film d'autore quando si fa troppo cerebrale, l’arte pulsa, il cuore batte emozioni eterne e non importa se non le udiamo dalla voce dei protagonisti , le sentiamo ugualmente . The Artist è infatti un film nel quale si ride , ci si diverte, ci si commuove, un film anacronisticamente moderno, e magico. Una storia d’amore d’altri tempi, o di tutti i tempi, raccontata solo attraverso l'incanto delle immagini, senza la contaminazione delle parole.
Protagonista è George Valentin (Jean Dujardin) un divo del cinema muto all'apice del successo che conosce tuttavia l'altra faccia della celebrità . Infatti negli anni '30, con il sopraggiungere della la Grande Depressione, e soprattutto con l'avvento del sonoro, la sua vivace espressività da attore del muto sembra non interessare più a nessuno. Il suo orgoglio unito alla depressione lo faranno sprofondare in una crisi esistenziale senza via d'uscita. Nel frattempo, Peppy Miller (Bérénice Bejo), una giovane e briosa ragazza conosciuta per caso da Valentin da semplice ballerina, grazie proprio all'avvento del sonoro, si sta trasformando in una star di primo livello, Valentin caduto in disgrazia economica e umana sprofonda in una terribile spirale di autodistruzione che si concretizza nella magnifica scena in cui cerca di uccidersi dando fuoco alle pellicole che aveva gelosamente conservato nella sua casa, infatti nel suo incrollabile orgoglio non può lasciare che quella ragazza lo salvi dalla presunta miseria che lo attende. Tuttavia,alla fine della storia, sarà proprio Peppy con la sincerità dei suoi sentimenti a rimettere in corsa la carriera professionale e umana di Valentin.
The Artist doveva essere un film per pochi intimi, e invece, a sorpresa, sembra essere un film davvero per tutti, un film in cui la magia del muto si compie ancora una volta grazie alla la bacchetta sapiente dell'artista. Già inserito in extremis nel Concorso di Cannes e premiato, potrebbe agevolmente inserirsi in palmares ai prossimi Oscar. E' la dimostrazione che quel che conta nel cinema, non sono tanto gli effetti speciali o i grandi divi, quanto avere una storia da raccontare e saperlo fare con pazienza e maestria. Il ritmo serrato della narrazione , che non ha mai un momento di stanchezza , i bravi interpreti e l'ottima regia, senza sbavature, fanno di questa opera un racconto universale davvero capace di entrare negli occhi e nel cuore del grande pubblico . Pur sciorinando con una certa divertita nonchalance e tutta una serie di elementi propri di un linguaggio anacronistico , l'opera si rivela una vera sorpresa con il suo voler parlare ad un platea altra, puntando sulla leggerezza dei toni della commedia nella sua veste più pura,  con una spigliatezza ed un entusiasmo senza pari. Assolutamente da non perdere.



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