sabato 14 gennaio 2012

Recensione: la talpa di Tomas Alfredson


Passato in sordina all'ultima mostra cinematografica di Venezia , la talpa, di Tomas Alfredson è un thriller che non ha nessuna delle caratteristiche tipiche del genere. Non aspettatevi l'azione , inseguimenti, movimento, la talpa è un film che punta sugli aspetti meno appariscenti della vicenda e in gran parte basato sul dialogo, forse un'opera più adatta a una messa in scena teatrale che a una sala cinematografica. Tratto dal romanzo di John le Carrè l'opera si concentra su un periodo storico molto teso nei rapporti internazionali, quello della Guerra Fredda. Di mezzo c'è una presunta talpa , un infiltrato nei servizi segreti britannici che sta dalla parte dei sovietici e che potrebbe incrinare i preziosi rapporti di amicizia che ci sono tra il Regno Unito e i cugini d'oltreoceano . L'incarico di stanare la talpa viene affidato a George Smiley che mettendosi sulla pista lasciatagli dal suo superiore dal nome in codice Controllo , si muove con astuzia in mezzo alle difficili trame nascoste dei servizi segreti. Un film più teatrale che cinematografico, dicevamo, infatti quello che manca a questa opera è l'azione e il ritmo che caratterizza solitamente i film di spionaggio. Il regista, per altro, non fa nulla per condire il suo lavoro con un po' di sana suspense che tenga lo spettatore, per quanto poco, incollato alla sedia, per cui il prodotto che ne risulta alla fine è poco coinvolgente e ancor meno interessante anche agli occhi di uno spettatore ben disposto e volenteroso . Tutto sommato le atmosfere grige e ovattate che si respirano dall'inizio alla fine grazie a un perfetto controllo della fotografia finiscono per influire sull'andamento dell'opera, il resto lo fa la storia , una tipica vicenda di spie ambientata nel periodo della guerra fredda, interessante quanto si vuole ma oggi decisamente un po' fuori dal tempo. Nostalgico come tutti i film di spionaggio girati dopo la caduta del muro di Berlino il lavoro ha un andamento ellittico e misterioso, freddo e quasi scostante e al di là dei colpi di scena e di un paio di momenti ad effetto il tutto si trascina abbastanza stancamente verso la conclusione. La sensazione che si ha alla fine è quella di un film non concluso, incompiuto nella sua contingenza narrativa , infatti non è importante chi in fondo sia veramente la talpa, ma una volta rimossa la "mela marcia" c'è la convinzione che tutto tornerà a funzionare perfettamente .

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