giovedì 12 gennaio 2012

Recensione:le idi di marzo di George Clooney

Il motto “si tradisce più spesso per debolezza che per deliberato disegno di tradire” calza alla perfezione per il protagonista del film Le idi di marzo. Stephen Myers è infatti un giovane idealista addetto stampa che sta collaborando alla campagna elettorale di Mike Morris, candidato democratico alle elezioni presidenziali americane . Il suo idealismo e la fiducia nel prossimo verrà tuttavia presto scossa dal contatto traumatico con la dura e cruda realtà della politica, fatta non di grandi scandali destinati ad occupare le prime pagine dei giornali, ma di piccole porcherie e vigliaccherie quotidiane. Le complicate vicende della storia porteranno alla fine il protagonista alla necessità di dover tradire il suo migliore amico pur di sopravvivere , con un cinismo degno del migliore personaggio shakespeariano. Il film è tratto dall'opera teatrale “Farragut North” ed è stato presentato alla 68esima mostra cinematografica di Venezia . Clooney è senza dubbio un regista di talento e riesce a costruire un film solido e sentito anche se non certamente nuovo nelle tematiche affrontate: il cinismo del potere contrapposto al sentimento, la spietatezza degli uomini deliberati a tutti i costi a seguire i propri interessi hanno un che di tragedia shakespeariana. Tuttavia la riflessione che viene immediatamente alla mente dopo aver visto questa opera è quella che riguarda la stringente e inevitabile analogia che esiste ai giorni nostri tra il mondo dello spettacolo e l'agone della politica. Uno dei temi centrali dell'opera è infatti quello della seduzione, tutti i personaggi la usano come arma per ottenere ciò che vogliono recitando un copione ben determinato che sembra scritto in partenza. Alla fine sarà la debole  Molly a farne le spese indotta dalla disperazione a un suicidio tragico quanto inaspettato. Ma il tema che percorre il film dall'inizio alla fine e ne costituisce la chiave di volta è senza dubbio quello degli intrighi, dei sotterfugi messi in atto dagli uomini  per avere e mantenere il potere. Le idi di marzo non sono quelle in cui Cesare venne ucciso, ma nonostante ciò nel film non si sprecano le pugnalate, i tradimenti e i voltafaccia,  il cinismo e la sopraffazione la fanno da padroni, ogni protagonista ha il proprio tornaconto da perseguire e lo fa in maniera spietata: la giornalista cerca a tutti i costi lo scoop, il politico cerca il consenso, l'addetto stampa la vittoria del candidato per cui lavora, solo Steve si fa travolgere , in un attimo di debolezza, dal sentimento e ne pagherà in modo salato le conseguenze . Un buon film , anche se non eccezionale, che ci racconta  che esiste sempre un prezzo per vendere l'anima al diavolo . Chiedere informazioni a chi frequenta la stanza dei bottoni.
Mauro Peruzzo.


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