venerdì 20 gennaio 2012

Recensione: Sherlock Holmes: gioco d'ombre



Capita raramente che un sequel superi così in grande stile il film che lo ha preceduto, il primo è sempre il migliore. Gioco di ombre è l’eccezione che conferma la regola!
 La relazione tra il cervellotico Holmes e il medico dai molteplici talenti Watson si ripresenta nel secondo capitolo dell’intrigante storia: la loro forte amicizia è messa a dura prova dal matrimonio di Watson con l’amata. La loro luna di miele viene fatta saltare dall'irruento Holmes che ha bisogno del suo compare nell'ennesima avventura. I due devono fare i conti con un intricato gioco di ombre: i complici devono scovare l’uomo misterioso dalla doppia vita il quale è un rispettoso professore universitario di matematica e , allo stesso tempo, un malefico organizzatore di colpi di stato e fabbricatore di armi. La trama è eccellente, coinvolgente, studiata nei minimi particolari e con grande ironia e comicità. La  sceneggiatura sensazionale e l'atmosfera poliziesca sono rese dal brillante cast oltre i limiti della bravura. Il cattivo ragazzo Robert Downey Jr (nei panni dell'investigatore Holmes) recita rispettando la celebre figura del detective britannico,  ma allo stesso tempo rendendolo  più misterioso e invincibile, infatti Holmes riuscirà a sopravvivere ad un lancio in una immensa cascata col cattivo di turno grazie ad un piccolo gadget di riserva d' ossigeno. Nel nuovo film, che sta riscuotendo molto successo e sta raccogliendo milioni di incassi, sono presenti nuovi personaggi tra cui il fratello maggiore del detective, un aristocratico personaggio che sostiene la carriera del fratello e che lo aiuterà nell'impresa. Altro personaggio è la zingara che accompagnerà il duo durante tutta la missione per ritrovare il fratello coinvolto nell'ultimo colpo di stato architettato. 
E' un film per un pubblico che riesce a seguire gli intrighi della vicenda  e che ha voglia di divertirsi grazie alla storia di una vera Amicizia, con la A maiuscola, talmente rara da trovare  che tutti noi la vorremmo avere. 
Riccardo Gazzola

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