lunedì 4 luglio 2011

Consigli per l'estate : Tancredi a Feltre

Tancredi, Feltre, Galleria Rizzarda
 9 Aprile / 28 Agosto 2011

Tancredi Parmeggiani non è stato un pittore, ma un indagatore di stati d'animo nelle sue opere suona e canta la natura , il paesaggio inteso non come luogo o spazio oggettivo, ma come stato d'animo, impressione che si fissa sulla tela e diventa gioco di colori, di punti linee e segni. La sua vita è stata un tormentato percorso conclusosi in maniera tragica secondo la migliore tradizione romantica dell'artista maledetto. La mostra che la sua città natale, Feltre , gli dedica è una straordinaria retrospettiva che permette di seguire il percorso di questo artista, tanto geniale , quanto tormentato. Oltre centocinquanta opere e documenti originali, ricostruiscono, tra produzione creativa ed emotività estrema e prorompente, tutta la parabola breve ma folgorante di questo pittore, "l'estrema lucidità, la vibrante irrequietezza e l'immensa volontà del dipingere di Tancredi, [...] unico nel panorama italiano ad aver così velocemente metabolizzato le possibilità di una nuova astrazione internazionale e personale al tempo stesso" scrive il curatore Massimo Luca Barbero.
La rassegna si apre con una serie di disegni giovanili provenienti in gran parte da collezioni private in cui si vedono saggi di piccoli ritratti intimi per poi proseguire con le celebri tele della Primavera, e i grandi affreschi coloristici del ciclo “A proposito di Venezia” nati nel periodo di soggiorno nella città lagunare e di frequentazione con Peggy Guggenheim. Si passa poi attraverso le belle opere che descrivono gli algidi tramonti nordici realizzate durante gli anni di soggiorno in Svezia e alcune rarità assolute come il grande affresco dipinto per il soffitto di un albergo, poi staccato e riportato su tela e conservato a lungo nei depositi di un museo. Ma ciò che colpisce e interessa di più è la produzione degli ultimi anni di vita, anche perchè, in gran parte poco conosciuta al grande pubblico . Nella Parigi lacerata dalla guerra d'Algeria e scavata dal dolore, nascono le "Facezie", che risentono di un mutamento esistenziale e artistico, seguiti da alcuni dei dipinti tra il '60 e il '61, nati da un segno automatico. I "Diari paesani" e i "Fiori dipinti da me e da altri", nati tra il 1962 e il 1963, appaiono come una vera rivelazione , rappresentano prove straordinarie di grande felicità creativa. Infine "Io non so scrivere, forse riuscirò a dipingere quello che sento" propone riunite per la prima volta in così grande quantità i disegni visionari, i protagonisti ossessivi e sognati: piccole prove su carta di altissima figurazione eseguite negli ultimi anni dell'avventurosa biografia. Dagli esordi segnati da un colorismo lirico, animato da impercettibili giochi di trasparenze e luci, alla sperimentazione dello spazialismo informale, alla stagione di un astrattismo segnico-gestuale lavorato su composizioni dinamiche forgiate da forze entropiche. Fino all'estetica visionaria carica di figurazioni volanti e tumultuanti degli anni '60 consumata tra l'esaurimento nervoso e il ricovero in una clinica di Monza nel '62 e il suicidio nel settembre del '64. Una mostra assolutamente da non perdere. Fino al 28 agosto a Palazzo Rizzarda , Feltre.

Mauro Peruzzo





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