martedì 12 luglio 2011

Storia della mia gente di Edoardo Nesi


Dopo quattro anni di monopolio Mondadori, a vincere il Premio Strega quest’anno è un autore che pubblica con Bompiani. Lui è Edoardo Nesi, pratese, che ha trionfato con il romanzo “Storia della mia gente. Io sono un grande ammiratore di Nesi che è uno scrittore pratese, che ha sempre raccontato storie legate alla sua città e alla sua terra, dove c'è stata una produttiva  industria tessile . Nesi raccontava storie di giovani, ricchi , padroni di fabbriche a conduzione familiare  invece in questo caso ci narra di un declino. Il libro sembra in effetti  essere più un saggio che un romanzo vero e proprio . E' la storia di come in pochi anni il tessile a Prato si è dissolto , moltissime di queste industrie a conduzione familiare sono state distrutte, spazzate via  dalla globalizzazione . Il racconto di Nesi è quindi un attacco vero e proprio alla globalizzazione e a tutto quello che la politica italiana non è stata in grado di fare per proteggere il distretto tessile di Prato il quale aveva  un fatturato maggiore di quello della Fiat .  Nesi racconta la storia di un pezzo d'Italia di questi anni, perchè il nostro paese si è retto a lungo su queste aziende a conduzione familiare, anche se dobbiamo dire, che la sua storia è analoga a quella di tanti altri pezzi d'Italia basti pensare alla fine che ha fatto l'industria tessile vicentina che aveva in Schio e Valdagno i suoi fulcri produttivi . Detto così sembra che il libro tratti un argomento noioso, in realtà  Nesi ha una scrittura molto fluida e bella, è uno scrittore capace di grandi passioni. Il libro infatti è pieno di passione , vive di ondate emotive quando svolge le sue argomentazioni  è capace di interessarti e di catturare la tua attenzione ed è , nello stesso tempo, un quaderno di appunti, il promemoria di una vita e dei suoi aspetti quotidiani e marginali, dei pensieri e delle riflessioni dello scrittore che si fondono con  l'analisi dell'economia e della storia locale  . Il difetto , quello che non convince, è che non si capisce bene dove lo scrittore vada a parare , infatti a mio parere tutto è molto disorganico, sembra un'opera scritta più sull'ondata emotiva che con un preciso scopo e una precisa costruzione  , manca, insomma,  quello che potremmo chiamare  uno svolgimento coerente . Non aspettatevi saghe familiari, epopee borghesi, grandi ricostruzioni storiche . Il diario di bordo di Nesi non è un film, direi che assomiglia di più a una  fotografia, l’istantanea di una crisi della manifattura tessile italiana e  di un tessuto sociale  e produttivo fatto a pezzi dalla globalizzazione vista dall’interno da uno dei protagonisti che vede il suo destino sgretolarsi insieme a quello di un’intera comunità.
Mauro Peruzzo

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