giovedì 28 luglio 2011

Consigli per l'estate : Acciaio


Acciaio di Silvia Avallone pag.358 edizione Rizzoli

Il romanzo che per una manciata di voti non si è aggiudicato il premio Strega 2010 ha già superato il vincitore in termini di attenzione da parte del pubblico. Indubbiamente non è un libro che possa lasciare indifferenti: o si ama o si odia, non ci sono vie di mezzo, perché l’argomento è forte ed è espresso con forza. Si parla di adolescenza, ma non è un libro per ragazzine: qui non ci sono due amiche che si scrivono “TVUKDB” fra una festa in casa e una corsa in scooter. Ci sono due quasi quattordicenni che cercano di affermare sé stesse in un contesto soffocante, che non lascia vie d’uscita, e lo fanno scoprendo, in modo innocente e senza malizia, il potere che la loro bellezza ha su chi le circonda. Francesca ha una madre rassegnata e un padre-padrone, Anna una madre battagliera, un padre scavezzacollo e un fratello dalla scorza dura, ma in realtà buono e generoso. Nella loro realtà ristretta e piena di limiti si inserisce di tutto: droga, trasgressione, piccoli furtarelli e truffe vere e proprie, ricerca disperata di un miglioramento nel modo sbagliato, voglia di crescere che spinge nella direzione sbagliata. In tutto questo, Francesca e Anna si stringono l’una all’altra: sono inseparabili da una vita, per loro è inimmaginabile pensarsi lontane. Eppure, a scavare una voragine fra di loro arriva proprio l’amore: quello incompreso di Francesca e quello troppo precoce di Anna. E’ lì che il loro mondo semplice, fatto di luoghi degradati ma per loro importantissimi e del sogno dell’Isola d’Elba che sembra il più bel viaggio mai possibile, si sfracella, separandole e spingendo Francesca su di una strada che potrebbe essere senza ritorno. Di stereotipi , insomma, non ne manca nemmeno uno. La bionda e la bruna. I ragazzi belli e dannati. I maschi arrapati. L’adolescenza inquieta. Il padre cattivo,  e quello cialtrone. la mamma delusa, l’amica racchia e invidiosa, l’amicizia maschile e quella femminile. Ma tutto sommato è un libro ben scritto , cosa ancora più rimarchevole in quanto si tratta di un’opera prima di una scrittrice di soli ventisette anni. Qualcuno lo ha definito “morboso”, ma non contiene una parolaccia ne’ una volgarità in più del necessario . I personaggi, per quanto siano abbastanza scontati, sono ben definiti, ben caratterizzati, si fanno amare o odiare a seconda del loro ruolo. Ci si ritrova ad accompagnarli per le strade assolate, a spiarli dalla finestra o attraverso la vegetazione di un canneto, partecipi di una storia che ci cattura e dalla quale, fatalmente, dobbiamo aspettarci qualche brutto colpo. Che dire alla fine? Leggetelo e poi mandatemi i vostri pareri e i vostri commenti . A molti è piaciuto, come piacciono, in genere, tutti quei romanzi, scritti non malissimo, che confermano i lettori nei loro consolanti luoghi comuni.

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