giovedì 8 settembre 2011

Recensioni per le vacanze: l'eleganza del riccio


  L'eleganza del riccio è un romanzo scritto da Muriel Barbery e pubblicato da Gallimard, è una raffinata commedia francese diventata il caso letterario del 2007 in Francia, ha venduto tantissime copie, fino a vincere il Premio dei Librai assegnatogli dalle librerie. L'autrice è nata nel 1969 a Bayeux, ma insegna filosofia all'IUFM di Sant-Lô.
Nell'opera si narra una storia inserita in un contesto molto particolare ma a sua volta monotono: siamo a Parigi, in un lussuoso palazzo, abitato da parecchie famiglie, tutte simili per i modi cortesi, per la ricchezza e per la loro convinzione di essere meglio degli altri. In mezzo a tutto questo insieme di persone che vivono allo stesso modo e che non sanno apprezzare le piccole cose, troviamo Paloma, una bambina di quasi tredici anni, molto colta per la sua età, che al contrario di tutto e di tutti ha deciso di suicidarsi per l'esattezza nel giorno del suo tredicesimo compleanno ( il 16 giugno), perché stanca di vivere senza un vero motivo e scopo per cui farlo. Fino a quel fatidico giorno però Paloma continuerà a fingere di essere una ragazzina mediocre e imbevuta di sottocultura adolescenziale come tutte le altre e così facendo nasconde a tutti la sua stanchezza di vivere e la sua continua ricerca di una persona che la possa capire, quindi a lei simile. Tutta questa vita lussuosa, di alta borghesia, viene vista ed ammirata anche dalla portinaia Renée che sembra nata e destinata a fare la portinaia: il suo fisico è da vera portinaia, grassa, buffa e il suo carattere pure, riservata, scorbutica, dipendente dalla televisione e dal cibo. La sua vita sembra ancora più monotona di quella dei borghesi sotto cui lei sta a servizio, invece all'insaputa di tutti è una persona molto colta, è appassionata di Arte, di lettura, di cinema, di filosofia, di musica e sopratutto di cultura giapponese. Così mentre tutto scorre e il suicidio di Paloma si avvicina sempre più, nel palazzo compare un nuovo abitante: monsieur Ozu, un ricco e colto signore giapponese, che farà unire Paloma e Renée, che pur essendo molto diverse e appartenenti a due classi sociali differenti, riescono a capire che sono l'una il completamento dell'altra.
L'autrice credo e penso che con questo racconto voglia far capire che bisogna guardare e cercare sempre l'essenzialità nelle cose, tutto si riassume in questa domanda: dove si trova la bellezza? Nelle grandi cose che, come le altre, sono destinate a morire, oppure nelle piccole che senza nessuna pretesa sanno incastonare nell'attimo una gemma di infinito? Questa è la domanda a cui Renée e Paloma rispondono dicendo che le piccole cose sono sempre le migliori, si possono fare con poco, ma rappresentano tanto; così grazie a tante piccole cose, questi due personaggi in incognito sono accomunati da uno sguardo ironicamente disincantato che si incontrerà e farà finire la vicenda con la morte di una delle due, ma la rinascita morale e il ritrovo della voglia di vivere dell'altra. Quello che mi ha colpito è sicuramente la delicatezza con cui è stato scritto il romanzo e la considerazione di Paloma: se il mondo è un'illusione, significa che basta un piccolo sfasamento per rovinare per sempre la possibilità della perfezione e allora lei si chiede: che senso ha vivere? Per fortuna lei lo ha trovato e noi tutti lo abbiamo trovato? Questo è il vero enigma della nostra esistenza.
Chiara Cerato









Nessun commento:

Posta un commento