martedì 26 aprile 2011

RACCONTO: L'ULTIMO CONCERTO.



Finalmente sono qui. Sono seduto su una sedia di vimini in veranda. Vi sembrerà una cosa normalissima, ma vi giuro che è da molto tempo che non mi godo tutta questa tranquillità. La mia vita mi piaceva, eccome se mi piaceva!  è il sogno di tutti diventare qualcuno di importante soprattutto se sei un uomo molto ambizioso come me. Anche adesso se sento ripetere: "Elvis sì era un grande",mi scappa un sorriso e ripenso a tutti quei concerti e a tutte le interviste che facevo. Questa parte del mio lavoro l'ho sempre adorata, tutte le mie canzoni erano nelle vette delle classifiche mondiali e mi sembrava di vivere davvero in un sogno che non mi ero mai nemmeno permesso di immaginarmi.
Ma ad un certo punto tutto è cambiato. Mi sembrava che tutte le persone che mi stavano attorno lo facessero solo per approfittare del mio successo, quello che mi ero costruito  da solo e con fatica . Tutto questo mi dava fastidio, un fastidio che giorno dopo giorno non mi faceva stare più bene con me stesso , tutto quello che volevo fare era andarmene, ritirarmi lontano dal mondo dello spettacolo. Ma per i discografici questa era solo una piccola crisi passeggera, a loro non importava niente della mia musica, di come stavo io; a loro importava solo il denaro che producevo. Proprio per questo ho chiesto alle poche persone di cui mi fidavo veramente di farmi un enorme favore. Ho chiesto loro di aiutarmi a inscenare la mia morte. Sulle prime non erano sicuri di riuscire a mantenere per tanto tempo questo segreto, ma alla fine la loro pietà o forse il loro affetto nei miei confronti li ha fatti decidere .
Programmammo tutto nei minimi  dettagli. Mia moglie doveva trovarmi morto nel bagno della mia villa a Graceland verso le 11 del mattino. Il medico legale, che  era un mio amico d'infanzia, doveva dichiarare l'ora del decesso . Poi avrebbero sostituito  il mio corpo con un manichino e tutto sarebbe andato a posto.Andò tutto come avevamo previsto. Mentre i fans disperati  si accalcavano sotto la mia casa, io ero in volo per una città sperduta in un isola giapponese.
Ora vivo qui da circa 8 mesi, da solo. Ogni tanto mia moglie mi viene a trovare. Se qualcuno mi vedesse non potrebbe più riconoscermi : sono ingrassato, ho la barba, sembro molto più vecchio, ma non me ne importa niente, non devo essere solo immagine, adesso sono come mi sono sempre immaginato. Sono felice e sereno qui, voglio solo godermi tutta la tranquillità e vivere la vita che non ho mai vissuto . Non mi sono ancora pentito della scelta che ho fatto. Una cosa ho capito in questi giorni, bisogna essere sempre sé stessi, non cambiare faccia, vestito o anima per compiacere agli altri . Chi davvero ti ama , ti vuole così, come sei senza inutili finzioni. Ognuno deve seguire il suo sogno dovunque esso ti possa condurre!
Michela Cocco

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